martedì 25 ottobre 2016

La ragazza che fermava le onde

Osservavo il mare.
Osservavo morbide e lente onde che raggiungevano la spiaggia quasi di nascosto e subito dopo si ritiravano lasciando dietro di loro una scia di piccoli sassolini a rotolare. Lente e morbide onde quella mattina, che senza fragore spingevano a riva qualcosa e qualcosa si portavano via, in uno scambio continuo.

Al centro della piccola baia una barca solitaria e sulla barca una persona intenta a controllare la linea delle boe che delimitavano la zona balneare; intanto sulla spiaggia un giovane ragazzo era indaffarato a ributtare in acqua grossi sassi raccolti qui e là, come se la loro presenza tra i piccoli ciottoli fosse inopportuna: nell'arco di qualche ora quei grossi sassi sarebbero ritornati, riportati dalle persone che avrebbero affollato la spiaggia, per tenere fermi asciugamani, ripari antivento e piccole tende. Altro lavoro per quel ragazzo la mattina successiva.

Ma le onde continuavano il loro va e vieni. E chi le ferma le onde? Lente e morbide ma inesorabili. Morbide e lente nel raschiare il fondo e la riva, nel riprendersi quello che era stato portato in precedenza, senza preoccupazione, senza rimorso.

Io intanto aspettavo. Il sole stava sorgendo alle nostre spalle, dietro gli alti pini marittimi che incorniciavano la spiaggia; aspettavo e osservavo tutto in silenzio, osservavo i sedici anni di mia figlia che con la sua macchina fotografica nuova cercava scorci, angolazioni e soggetti. Anche lei aspettava. Ogni tanto guardava il cielo e subito dopo il mare, poi scuoteva la testa insoddisfatta e ricominciava a fotografare le onde sulla battigia, ma ogni immagine non era, per i suoi sedici anni, mai quella giusta: scuoteva la testa e ricominciava a scattare.

Poi ad un certo punto, come se avesse ricevuto un messaggio da chissà dove, girò l'inquadratura verso il mare: camminava all'indietro, si abbassava, si rialzava e come un tiratore scelto prendeva la mira in apnea e scattava, una foto dietro l'altra. Arrivò alla panchina da dove la osservavo e mi mostrò una meraviglia di sfumature rosa e violette, prese dal mare e dal cielo, istanti rubati all'alba che stava diventando giorno. Scorreva all'indietro le foto scattate e apparvero le onde sulla battigia, la persona sulla barca che controllava le boe, la planata di un gabbiano, un cormorano che formava una singolare macchia scura sull'acqua chiara apparentemente immobile.

Era lì in quelle immagini tutto quello che avevo osservato, forse anche di più, istanti che i miei non più sedici anni non avevano colto; e le morbide, lente e inesorabili onde, per una volta, forse non la prima, erano state fermate.