giovedì 31 dicembre 2015

Come luce immenso

Semplice come luce
ma come luce immenso
il tuo osservare il mondo,
il tuo cogliere i momenti
che scivolano intorno:
istanti liquidi di tempo.

Occhi che non vedono.
Occhi che vogliono guardare,
guardare nel profondo.
Desiderio di osservare
attraverso solitarie ombre
di luoghi silenziosi.

Che sia ogni giorno questo
il tuo osservare il mondo,
sia lo sguardo di una donna,
bellezza di ciò che è semplice,
semplice come luce,
ma come luce immenso.

lunedì 7 dicembre 2015

Il terrorismo vince per manifesta incapacità dell'avversario

I'Isis vince... o un certo distorto fondamentalismo religioso se preferite... diciamo il terrorismo, così sgomberiamo il campo da equivoci.

L'Isis vince perché mentre il mondo, le nazioni, la Francia in primo piano, cercano di arginare le possibilità di ulteriori attentati, tutti vengono beffati da una sottile strategia di Ingegneria Sociale.

Per chi non ha familiarità con il termine "l'Ingegneria Sociale" è una sottile e raffinata disciplina di raggiro del prossimo che si basa sul concetto: "come ti faccio fare quello che voglio senza che tu te ne accorga". Anche i vecchi prestigiatori erano soliti dire: "attenti con gli occhi perché vi frego con le mani".

Il terrorismo vince perché ha portato la Francia dove voleva e probabilmente l'onda francese si espanderà anche ad altri paesi, non l'onda di terrorismo s'intende, ma l'onda generata da eventuali "estremismi" che verranno messi in atto da partiti politici di destra se il corso delle elezioni attualmente in essere in Francia continuerà su questa strada. Gli esponenti dei partiti di destra italiani (dal centro destra in poi) hanno già rilasciato dichiarazioni favorevoli alla vittoria della destra della Le Pen in Francia e come si sa i partiti di destra sono quelli nei quali le idee di varie forme di xenofobia, omofobia, x-ofobia hanno sempre fatto più presa.

Il terrorismo vince (dall'interno) perché sta portando le nazioni ad estremizzarsi per creare ancora più divisione invece che unione, facendo in modo che moltissime persone si sentano "minacciate" da queste divisioni e si avvicinino di più a chi promette loro "fratellanza": avremmo a disposizione l'arma "dell'unione" per fare fronte comune contro il terrorismo e invece la consegniamo a chi ci minaccia, in modo che crei unione dalla propria parte per poterci minacciare ancora di più.

A questo punto ho molti dubbi sulle funzioni e sul funzionamento delle varie "Intelligence" nazionali, perché di "intelligence" ne stanno dimostrando veramente poca se si fanno fregare così con uno degli strumenti più noti di "manipolazione" del prossimo...

...e sì che uno dei più grandi esponenti della pratica dell'Ingegneria Sociale, famosissimo hacker mondiale non solo per la sua bravura con i computer ma proprio per le tecniche di raggiro sulle persone, è americano, attualmente gestisce una propria compagnia di sicurezza informatica e ha scritto diversi libri che parlano di queste tecniche...

Qualcuno deve aver letto molto bene i sui libri, ma non in "occidente".
(Da Wikipedia)
Kevin David Mitnick detto "Condor" (Van Nuys, 6 agosto 1963) è un programmatore, phreaker, cracker, hacker e ingegnere sociale statunitense, che si è distinto per avere inventato la tecnica dell'IP spoofing e per le sue notevoli capacità di ingegnere sociale, avendo eseguito alcune tra le più ardite incursioni nei computer del governo degli Stati Uniti.

- L'arte dell'inganno (The art of deception, 2002), Feltrinelli, 2003, ISBN 9788807882463
- L'arte dell'intrusione (The Art of Intrusion - The Real Stories Behind the Exploits of Hackers, Intruders & Deceivers, 2005), Feltrinelli, maggio 2006, ISBN 9788807883606

martedì 10 novembre 2015

Generazione copia/incolla

Sta crescendo, purtroppo, la "Generazione copia/Incolla", quelli che usano i social network solo per riportare notizie altrui o catene di sant'Antonio senza nessuna cognizione di causa.

Ci estingueremo tutti e purtroppo senza fare nemmeno un bel botto luminoso: imploderemo nel nulla semantico con i buffer di memoria in overflow.

martedì 13 ottobre 2015

Spazi vuoti

- E di lei che mi dici?
- Cosa vuoi che ti dica?
- Cos'ha di speciale?
- Potrei elencarti un sacco di qualità, ma la cosa più importante che mi ha fatto capire è l'importanza dei silenzi. Non siamo fatti solo di "pieni", di cose tangibili. Ognuno di noi ha degli spazi vuoti che non necessariamente devono essere riempiti. La cosa più bella che ho imparato da lei è stata l'accettare i suoi spazi vuoti, capire che le sue ombre servono per spiegare la sua luce e viceversa e non puoi pensare di cambiare questo equilibrio, solo capirlo. Solo allora accetti la persona per quella che è e non per quella che vorresti fosse.
- E quindi?
- La nostra Amicizia è più grande.

venerdì 4 settembre 2015

Lancio un sasso

Lancio un sasso.

Non ho soluzioni in tasca, pensieri molti però, da parecchi anni.
Pensavo alla criminalità: furti, rapine, sequestri, malavita diffusa, ecc... con lo scopo di avere cosa alla fine? Denaro.
Pensavo alle varie forme di ricerca scientifica: nobili e preziose ma... fanno fatica a progredire a causa della mancanza di denaro.
Pensavo a tutti quei paesi che avrebbero bisogno di aiuti: ma questo è reso molto difficile per la mancanza di fondi... di denaro.
Pensavo a migliaia di aziende che chiudono... per...? mancanza di denaro (e qualcuno si uccide pure dopo).
Pensavo alle famiglie senza lavoro che non possono tirare avanti, sfamare i figli... per colpa della mancanza di denaro.

A me sembra che questo denaro faccia più danni che altro... perché non lo eliminiamo?

Si continua a lavorare per produrre, perché non possiamo rimanere senza beni di sostentamento, ma non serve denaro per comprare qualcosa, si va in un negozio, che rimangono come centri di distribuzione, e si prende. Chi deve produrre va da chi vende materie prime e se le fa dare, chi produce le materie prime continua a produrle... e se ha bisogno di qualcosa va dove deve andare e la prende... probabilmente i proprietari delle cave di marmo che sfruttano manodopera sottopagata potrebbero avere la possibilità di avere macchinari e strutture che semplifichino il lavoro dei loro attuali "schiavi" e chi lavora sa che alla fine della giornata non dovrà limitarsi a comperare "solo" mezzo pollo per tutta la famiglia perché non ha abbastanza soldi.

Nessuna verrà più a rapinarti perché non ha denaro, o per impossessarsi di una cosa che lui non può avere.
Nessuno farà finta di fare qualcosa per gli altri, mentre invece pensa solo al proprio danaroso profitto.
La ricerca scientifica potrebbe fare passi da gigante perché non avrebbe limiti posti dalla mancanza di fondi.
Le persone che oggi muoiono di fame potranno avere accesso a beni primari e di qualunque genere senza problemi.

Se state pensando: "eh già così nessuno lavora più, tutti in vacanza"... no, perché sarà sempre necessario produrre beni... altrimenti moriamo tutti. E poi ditemi che voi sareste capaci di passare il resto della vostra vita senza fare nulla, solo divertimento?

Si lavorerebbe in modo diverso probabilmente, alcuni lavori sparirebbero, tipicamente tutti quelli che sono strettamente legati al denaro (banche e finanza), ma nessuno perderà il lavoro e dovrà preoccuparsi di come sopravvivere. Semplicemente cambierà settore. Probabilmente si avrà molto più tempo libero, ma il lavoro continuerà ad essere necessario.

E' un discorso lungo e articolato, con tante sfaccettature, questa è solo la punta dell'iceberg, ma sinceramente, dopo anni di riflessioni personali, io vedo un mondo senza denaro molto più sano e più bello di quello odierno.

Ho lanciato un sasso.

mercoledì 12 agosto 2015

Ogni giorno

(Per gli auguri di compleanno ad un'amica...)

E ogni giorno imparo,
quando guardo dentro al tempo,
che ogni attimo raccolto,
e ogni attimo lasciato dietro ai passi,
riempiono di senso il mio oggi
per dar vita al mio essere domani.

sabato 25 luglio 2015

Quel sorriso

Eppure io lo vedo
a volte anche lo aspetto,
celato dai pensieri,
che scrivono di grigio
dentro ad occhi chiari.

Mi chiedo cosa sia,
che esce all'improvviso,
e sento il desiderio
nell'osservarti ancora,
di non guardare a caso,

perché a volte manca poco,
a volte inaspettato
si fa strada nel dolore,
tuo sentire straordinario,
quel sorriso delicato.

venerdì 3 luglio 2015

Ogni istante immaginato

Lasciatemi discutere di quanto sono grandi
di quanto sono belli quei momenti
che arrivano senza che nessuno
li abbia veramente mai cercati.

Lasciatevi incantare da tutti quei sorrisi
che ogni giorno passano non visti,
o forse non voluti mai davvero
ma senza i quali vi sentite persi.

Lasciateci sperare che il brutto sia passato
che oggi sia solo il peggio di domani,
che intorno ci sia un tempo in divenire
che colori ogni istante immaginato.

martedì 30 giugno 2015

(Dis)Uguaglianze

Le notizie di queste ultime settimane si rincorrono e portano con loro impressioni, animi e animosità di varie correnti di pensiero. Osservo, valuto, ho le mie idee, ma cerco di guardare le cose nel modo più neutro, come quando a lavoro faccio i test del software che scrivo: faccio finta di non averlo scritto io e lo valuto con un occhio il più possibile critico, da osservare esterno.

Tralascio l'ennesimo attentato terroristico dell'Isis, lì c'è solo da condannare senza ulteriori osservazioni... sì un'osservazione c'è: condannerei anche se non fosse l'Isis, condannerei chi ha fatto un atto così vigliacco per l'atto indipendentemente dalla persona.

Una osservazione la voglio invece fare sulle due facce di una stessa medaglia, irrimediabilmente divise da uno spessore di materia solida ma porosa: da una parte l'apertura degli USA ai matrimoni tra coppie di qualunque sesso, dall'altra i vari movimenti che hanno aderito al Family Day e condannano la "Teoria Gender".

Onore al merito ad una nazione (non necessariamente perché sono gli USA) che ha dichiarato legale che tutti abbiano gli stessi diritti, mi dispiace che si debbano fare delle leggi per dichiarare legale quello che era già stato stabilito da altre leggi. Mi direte che nella Carta Costituzionale degli Stati Uniti non si menzionano i matrimoni gay, ma il principio fondamentale che tutti hanno gli stessi diritti, che sono uguali davanti alla legge, quello sì è ben definito: gli americani si sono fatti una bella guerra civile per abolire la schiavitù e sancire l'uguaglianza delle persone al di là della razza, della religione, ecc.. Se avete notato assonanze con il nostro "La legge è uguale per tutti", o con qualche passo della nostra Costituzione avete notato bene... ma da noi non è ancora vero del tutto.

A parte questo comunque un passo è stato fatto, un grosso passo direi, che mi auguro abbia molti seguiti, che possa essere l'inizio dell'abbandono della barbarie di tanti secoli, millenni di oscurità imposta a tante persone. Ecco allora che in questi giorni i media e i social network si sono colorati di mille arcobaleni e tutto questo colore è filtrato fino all'altro lato della medaglia e ha sollevato animi e animosità. Dall'altro lato ci sono i difensori della "famiglia tradizionale" e gli oppositori alla "Teoria Gender".

Devo dire che non sapevo che la "famiglia tradizionale" avesse bisogno di essere difesa, mi sono posto invece molto più spesso il problema di come difendere i figli dalle "famiglie tradizionali", non perché siano sbagliate, una famiglia non è mai sbagliata... se però è una famiglia, se c'è armonia e rispetto reciproco, dove il rispetto sta anche nel decidere di separarsi per evitare di farsi più danni dello stare insieme, mettendo in primo piano l'interesse dei più deboli, tipicamente i figli. In questo momento le "famiglie tradizionali" sono le uniche che esistono (almeno a termini di legge) e quindi in questo momento i figli, i nostri figli, sono maggiormente minacciati proprio da queste famiglie. Poi c'è la minaccia della "Teoria Gender" che è... è... chi è che sa cos'è? Allora la Teoria Gender in realtà è una invenzione: è come fare un minestrone mettendo insieme frutta e verdura e poi incolpare il "mercato" di averlo messo in vendita. I cosiddetti "studi di genere" esistono fin dagli anni '60-'70 e la loro finalità è quella di evitare che vi sia una associazione "obbligatoria", "imposta" tra sesso e ruolo sociale, una identità di genere in realtà più "sociale" che naturale. Per capirci: se sei donna devi stare a casa a cucinare e fare figli, se sei uomo devi avere un lavoro e uno status da "vero uomo", come quello che in una vecchissima pubblicità "non doveva chiedere mai"... e infatti l'uomo (maschio) ha imparato benissimo a prendersi quello che vuole calpestando spesso diritti (di altri) e doveri (suoi). Quello che invece viene ribadito da quella che moltissimi hanno malamente recepito solo come una aberrazione sessuale, è che se sei una bambina e ti piace di più giocare a pallone invece che giocare con le bambole, non sei meno bambina di altre e se sei un bambino e ti piace il balletto classico o sei molto sensibile, non sei meno bambino di altri (per traslato immaginate discorsi analoghi per ragazze/ragazzi e donne/uomini). Non c'è nessun obbiettivo o proposta di masturbazioni pubbliche nelle aule scolastiche. C'è invece l'obbiettivo di insegnare il rispetto dell'altro sesso, che passa, se vogliamo, anche per un corretto rapportarsi all'altro e quindi anche per una corretta educazione sessuale... che già si fa nelle scuole e che, dove serve, viene insegnata anche alle famiglie.

E torniamo a questa cosa della famiglia e di nuovo alle due facce della medaglia di prima. In questo momento ci sono delle famiglie "legali" e ci sono delle persone che vorrebbero poter costituire anche loro delle famiglie "legali".

Ci sono delle persone a cui vengono riconosciuti dei diritti per legge (lasciamo da parte la Chiesa, quello è un passo ulteriore, che ha altre regole) e delle persone alle quali la legge non riconosce gli stessi diritti.

Ci sono delle persone che scendono in piazza per chiedere di avere gli stessi diritti di altri (non di averne di più o di toglierli a chi li ha) e persone che scendono in piazza per fare in modo che altri non abbiano i loro stessi diritti, perché deve essere salvaguardata la loro idea di famiglia, che a loro modo di vedere è l'unica che può esistere.

A tutt'oggi non esiste un solo studio, un rapporto, una relazione scientifica che dica che un bambino/a di una coppia gay cresca meglio o peggio di un bambino/a di una coppia etero. Chi sostiene che i figli "devono" avere una madre o un padre cosa pensano di quei bambini cresciuti in una famiglia declinata magari tutta al maschile o al femminile a causa di abbandono o morte di uno dei genitori? (immaginate una famiglia fatta solo di nonna, mamma, sorelle, zie o analogamente solo di nonno, papà, fratelli, zii). Siccome almeno in Italia le adozioni a coppie gay ancora non esistono i modelli famigliari "strani" più probabili sono proprio questi. Andrebbero sottratti i figli a queste famiglie per evitare che crescano male? Non credo proprio.

Il bambino ha bisogno di due cose: ricevere amore e imparare a voler bene a chi si trova di fronte.

Vi state domandando: E se poi "di fronte" si trova una persona del suo stesso sesso?

Se gli avete insegnato le cose nel modo giusto, non dovreste avergli insegnato diversità ma differenti modi di essere uguali. Dovreste avergli insegnato ad amare la persona, non la sua natura biologica.

giovedì 28 maggio 2015

Come da vento sospinta

(ispirata da "La stagione del Vento" di Alessandra Lanzafame)

Resti sospesa
dentro a un respiro:
istanti di vita.

Passi leggera
nel tempo qui accanto,
come da vento sospinta.

domenica 19 aprile 2015

Il senso dei perché

Osserva qui
osserva un po' di me
sotto il mio sguardo fiero
raccontami di quello che non vedi
raccontami di te.


Qui negli angoli più lontani del cuore
dove riposa qualcosa
che vorrebbe essere altrove
a volte un po' di luce arriva
a riscaldare il senso dei perché.

venerdì 30 gennaio 2015

Interlinea

Un noto adagio inizia con "Tra il dire e il fare..." e la conclusione che più amo per il suo spiazzante umorismo è quella fornita dal gruppo Elio e le Storie Tese che chiosano con l'inaspettato "... c'è di mezzo 'e il' ". Ma cosa c'è invece in mezzo tra il "dire" e il "capire"? Chi ha pensato nuovamente "...e il..." ha tutta la mia stima, ma la mia intenzione è invece riflettere veramente su questo.

Ogni giorno ci troviamo in situazioni nelle quali diciamo qualcosa o, ascoltando chi parla, capiamo, o cerchiamo di capire, il nostro interlocutore. Eppure spesso tra quello che viene detto e quello che viene capito c'è di mezzo un abisso. Forse chi parla non si spiega bene; forse chi ascolta si aspetta un certo tipo di pensiero o di risposta e quindi il suo ascoltare è in realtà tutto dedicato a cercare di capire tra le parole quello che si aspetta di sentire. Equivoco e malinteso sono quindi sempre lì dietro l'angolo, come improvvisi passanti non visti contro i quali andiamo a sbattere in malo modo.

La nostra lingua è molto ricca di parole per descrivere le "sfumature" a volte però mi accorgo che le mancano delle parole brevi e incisive, come in inglese ad esempio, dove con una sola parola si può esprimere un concetto complesso o dare una connotazione particolare a qualcosa che altrimenti in italiano saremmo costretti a descrivere con un giro di parole. Non sto elogiando l'abuso di inglesismi nella nostra lingua, sto solo dicendo che a volte sarebbe bello avere delle parole, sempre in italiano, ma semplici, dirette ed esemplificative come nel caso dell'inglese (e probabilmente di altre lingue). Aggiungiamo a questo la nostra connaturata estrosità, la passione per la chiccchiera, e quelli che potrebbero essere dei concetti molto semplici diventano dei veri e propri labirinti lessicali ricchi di parole, scarsi di sintassi e poveri di semantica: mai letto il testo di un regolamento amministrativo? Un testo di legge? Una circolare ministeriale? I discorsi di molti politici?

Di fronte a tali epiche imbottite di "fuffa" verbale, la cosa che si cerca naturalmente di fare è interpretare per capire... e cosa succede se a valle della prima lettura qualcuno scrive una seconda "opera" con l'intenzione di descrivere la propria interpretazione? Chi viene dopo cosa fa? ...e dopo ancora? Così la strada tra il "dire" e il "capire" diventa sempre più tortuosa e affollata di ostacoli verbali. Riconducendo tutto al nostro quotidiano abbiamo coloro che per dirci di essere appena usciti di casa ci raccontano tutto quello che è successo dalla sera prima, o chi si pone mille dubbi e problemi nel dire qualcosa di veramente semplice e diretto col timore di essere "interpretato" male...

- Ciao! {oddio spero di essermi spiegato bene, chissà che non si sia capito qualcosa di strano...}

Fino a qui tutto chiaro?
Eppure potremmo evitarci tante incomprensioni, cattive interpretazioni, inutili arrabbiature per nulla se chi parla dicesse le cose per come sono, direttamente, e chi ascolta si limitasse ad assaporarne il significato immediato: che il "dire" sia "dire" in modo che l'ascoltare non diventi altro.

Non cercare di leggere tra le righe di quello che dico
Non vedi che sto parlando con interlinea singola?

sabato 10 gennaio 2015

Differenze

Ho scritto un libro che si intitola "La vita scorre di lato", come questo blog. Faccio del pensiero laterale, quando possibile, uno dei miei strumenti principali di lavoro, vediamo se riesco a fare delle considerazioni trasversali ad un po' di tematiche di attualità.

Lo spunto viene dai recenti sanguinosi fatti avvenuti in Francia, tra i quali l'attacco alla sede della rivista satirica Charlie Hebdo, ma non per parlarne, solo per avere un punto di partenza per parlare di differenze. Quelle differenze che di volta in volta, di occasione in occasione vengono strumentalizzate per creare divisioni, maggiori divisioni. In questo brutto momento l'attenzione è strumentalizzata per accrescere la distanza dai musulmani: leggo di tutto in giro nei social network... o meglio, più che "di tutto" leggo di una sola cosa, condanna incondizionata verso la religione musulmana, non da tutti ovviamente, ma credo che ai soliti facinorosi in questi giorni si siano affiancati molti normalmente "silenti" che aspettano solo la buona occasione per uscire allo scoperto.
Ma questo è solo frutto del momento, perché se tra un po' viene fuori qualcosa di negativo che riguarda ebrei, omosessuali o altri, più o meno troverete in rete gli stessi di adesso a dire più o meno le stesse cose, cambia solo il soggetto. E quello che si legge non fa proprio onore a nessuno, soprattutto quando le condanne ai fatti passano attraverso la proposta/richiesta di pratiche forse ancora più barbare di quelle usate per perpetrare i fatti. Perché dobbiamo sminuire così secoli di supposta civiltà? Fatti criminali come quelli francesi e per estensione qualunque fatto criminale deve essere condannato certo, ma non brutalizzato in modo ancor più deteriore, e senza peccare di "estensione" perché poi il risultato è sempre lo stesso, scatta l'equazione "Uno = Tutti".

Poi c'è l'altra faccia della situazione.

Osservate bene le "file dei buoni", piene di lodevoli intenti certo, che per condannare le varie forme di (xeno, religio, omo, xxx)fobia più o meno citano quasi sempre frasi del tipo: "io ho un sacco di amici (o amiche) musulmani/ebrei/gay/lesbiche/ecc... e non ho mai avuto nessun problema, sono sempre andato d'accordo con tutti". Ecco, il modo "buono" per continuare a rimarcare le differenze. Riflettevo e mi riferivo al fatto di aver inserito in una frase come quella sopra una bellissima dichiarazione di appartenenza accompagnata subito dopo da un'altra dichiarazione che invece rimette in primo piano la diversità, la differenza: quello che viene dopo la definizione di "amico/a" è inutile e dannoso secondo me, non allo stesso modo di una dichiarazione di intolleranza, ma se a noi può sembrare una affermazione di "vicinanza a..." potrebbe essere vista anche come un'intenzione a mantenere distanze e differenze, purtroppo quelle differenze che poi pesano.

Ho letto qualche giorno fa una frase molto bella: "Un amico è la persona che conosce quasi tutto di te e continua a volerti bene". Quando dici "amico" il resto è superfluo, non ha importanza che amico c'è al tuo fianco. Il rapporto amicale è una "forma di Amore" (cit.), punto. Qualificare ulteriormente un amico anche come gay, lesbica, musulmano, ebreo, ateo, giornalista, impiegato, netturbino, veterinario, non serve e non aggiunge nulla alla dichiarazione iniziale.

Prendo in prestito una frase citata questa sera da un giornalista in televisione, che a sua volta l'ha ricevuta attraverso una email da una studentessa.

"...non facciamoci peggiorare".