sabato 19 aprile 2014

Lievi note

Pioggia che suona
fitta mentre scende,
che posa il suo pianto
come umido velo
sui nostri passi incerti,
piccoli momenti
lungo la strada,
sopra il silenzio di un sorriso.

Lacrime di vita,
delle gioie e dei dolori,
che scendono
lungo il cuore;
lasciano una traccia
che asciuga con i ricordi,
salato dentro al dolce,
sostanza del sapore.

Occhi dentro ad occhi
negli sguardi intensi,
nei momenti immensi
dei nostri lunghi giorni.
Suoni nel silenzio,
sottili come pioggia
che cade nel deserto
e suona lievi note.

venerdì 18 aprile 2014

Il giovane e il Saggio

Gabriel García Márquez se n'è andato, e qui devo ammettere, mia pubblica ammenda, di non aver mai letto nulla di quello che ha scritto: conosco molti titoli di sue opere, ma non le ho mai lette. Probabilmente lo farò adesso, non tanto perché motivato dalla diffusione mediatica dell'evento, ma per una forma di rispetto verso un artista.
E come lui ci sono moltissimi altri scrittori dei quali non ho mai letto nulla e come giovane scrittore, giovane in senso artistico, non anagrafico, sento il dovere, la necessità e non ultimo il desiderio di conoscere quello che i grandi maestri hanno realizzato.

Pur avendo sempre coltivato una certa passione per il "raccontare" solo negli ultimi quattro, cinque anni ho trovato una strada e delle motivazioni per dedicarmi in modo più continuativo allo scrivere. Credo di aver trovato soprattutto il modo (o i modi) per capire meglio me stesso e di conseguenza ho trovato anche nuovi strumenti per capire meglio quello che mi circonda: c'è molto da recuperare, anche attraverso chi prima e meglio di me si è cimentato nella difficile arte di trasmettere emozioni attraverso le parole. In questo momento per me è come essere un bambino dell'asilo, con molto da conoscere e da imparare: ho in parte il vantaggio di poter contare su una certa maturità anagrafica che comunque ha il suo peso in fatto di esperienze, ma da un punto di vista artistico deve scorrere ancora molto inchiostro sotto i ponti.

Per questo il mio cappello è già stato tolto da tempo a perenne e rispettoso omaggio per tutti gli artisti che già hanno un loro posto d'onore nel panorama della letteratura, rispettoso riconoscimento del giovane nei confronti dei "saggi". Questo è un po' quello che ho sempre vissuto, che in qualche modo mi è stato insegnato e anche se da ragazzo l'ho vissuto come un qualcosa di calato dall'alto, adesso ne capisco meglio il senso: rispetto per chi ha più esperienza di me. Che non vuol dire rispetto acritico, ma deve essere un rispetto che per lo meno ti fa avvicinare alle persone con misura, mettendo prima di tutto avanti il fatto che se qualcuno ha più esperienza di te in qualcosa, probabilmente c'è da imparare. Poi si misurerà il tutto con la propria esperienza e forse si potrebbe anche arrivare a dire che in fin dei conti da questa persona non c'è molto da imparare, per tanti motivi, ma questo deve venire dopo, dopo che ci sia stato almeno un confronto.

Voglio dire che non necessariamente gli altri sono sempre più bravi ma non si può iniziare con la spavalda sfrontatezza di essere sicuramente i migliori. Questione di umiltà o, come dice il mio rispettatissimo "capo" (colui che tiene le fila del mio reparto di lavoro), almeno rispettatissimo da me, questione di "onestà intellettuale", onestà prima di tutto verso i propri limiti ma anche onestà nel riconoscere, in modo onesto, i limiti degli altri.

Il problema di tutto ciò, di arrivare cioè ad avere una solida "onestà intellettuale" è che, come tutto quello che riguarda la sfera della saggezza personale, ci si arriva di solito un po' avanti con gli anni. Quindi molti dei contrasti generazionali, delle incomprensioni con i figli, derivano proprio da questo, dalla loro mancanza, senza colpa, di una maturità e di una onestà che ancora non hanno, che in questo momento in qualche modo rifiutano e che un giorno capiranno che se l'avessero avuta prima sarebbe stato molto meglio. Forse il nocciolo della questione, il punto di equilibrio tra questi universi generazionali sta proprio qui, in un personale e vicendevole rapporto di onestà intellettuale.

Come "giovane" avrò sempre un profondo, onesto, rispetto per "l'anziano" e questa saggezza che un po' alla volta acquisirò nel tempo mi deve aiutare ad avere un onesto rispetto anche per chi, più giovane, spavaldo giovane, sta ancora imparando.

martedì 1 aprile 2014

Sintesi fisica di sentimenti

Non riesco a scrivere nel silenzio, ho bisogno di musica: non in italiano altrimenti mi distraggo nel seguire i testi e deve essere "pesante", Metal o simili. Così riesco ad avere la sintesi giusta tra la "fisicità" della musica e quella minima parte del pensiero necessaria ad incanalare verso la tastiera del computer le sensazioni unite alle riflessioni.

Me lo diceva anche Simona qualche sera fa: "ho sempre pensato troppo e ho bisogno di molta più fisicità nella mia vita. di contatto con ciò che mi circonda. Voglio poter non filtrare sempre tutto attraverso il pensiero e lasciar arrivare invece le cose attraverso le mie ossa, grezze e indistinte. è ragionevole no?"

E' più che ragionevole, è essenziale. Abbiamo il grande dono del pensiero, di poterlo utilizzare in modo conscio per apprendere e creare, ma siamo anche ossa e carne e la sensazione di essere vivi arriva anche dal diretto contatto con la nostra fisicità: per questa volta Cartesio dovrà perdonarmi. Provate a ripensare alle ginocchia sbucciate a causa delle innumerevoli cadute in bicicletta, dalle cadute con i pattini, o durante le partite di calcio sulla ghiaia dei giardini pubblici: forse ne ricordiamo in parte il dolore, ma erano il segno di una vitalità e vivacità che alla fine ci facevano divertire, ferite conquistate sul campo.

Poi in questi ultimi anni ho (ri)scoperto anche la fisicità dei sentimenti. Non solo del contatto fisico che può scaturire dal sentimento, ma anche la fisicità che viene indotta da sentimenti particolarmente forti: la tensione sulla pancia, il tremito a volte incontrollabile dovuto a forti emozioni, le lacrime, di gioia o di dolore, che scaturiscono anche da un semplice pensiero o dall'osservare qualcosa di particolarmente coinvolgente. Questo è successo più e più volte, e ad ogni volta qualcosa si liberava dentro e lasciava spazio per altro. La voce di una giovane ragazza che si affacciava timidamente al mondo della musica, ma che portava con se una intensità espressiva straordinaria. La semplicità e la limpidezza di un'altra persona che ha aperto un profondo solco su un guscio indurito per far entrare un nuovo significato di amicizia. Emozioni, tanto impalpabili quanto estremamente fisiche nella loro intensità, slegate a volte dal "chi" e importanti nel "qui e ora".

Nell'ultimo mese ho scoperto anche alcuni video su YouTube: parlano di sentimenti, anche se ad una prima visione la cosa non è proprio evidente. Sono realizzati da due persone, inglesi, che tra risate, un po' di sano nonsense, racconti di vita quotidiana e pensieri personali raccontano di loro, del loro essersi incontrate un giorno e di come questo loro legame di giorno in giorno si sia rafforzato sempre di più. Certo la lingua non facilita molto la comprensione di quello che viene raccontato, ma c'è veramente tanto: ogni loro video è una valanga di informazioni sonore e visive, ma se si osserva attentamente come queste due persone comunicano tra loro, sia verbalmente che con gli sguardi e con il corpo, si può toccare (se così si può dire) il sentimento che le lega: è lì visibile, sapendo come guardare, è molto fisico, non nelle manifestazioni ma nel significato e soprattutto è molto bello e semplice, al di là di tutte le considerazioni che si possono poi fare sulla sua durata, ma in questo momento è presente. Mi sono domandato spesso se Rose e Rosie sanno di comunicare anche tutto questo nei loro divertenti e spensierati video.

"Non usare il synth con me,
abbiamo mondi organici
da contaminare
con instinti naturali, che riflettono
il linguaggio dei nostri cuori
"
(traduzione di alcuni versi di una poesia di un'amica)