mercoledì 24 dicembre 2014

Istanti lunghi come il tempo

(Dedicata a Alessandra Lanzafame e ai suoi "Autoscatti dell'Anima")

Fermo la mia anima
in un lungo battito pulsante,
fatto di molti secondi,
fatto di movimenti.
Immagini sospese e confuse,
tagli netti in frammenti di tempo,
frammenti di me
in un tempo che finisce
sempre un po' più in là.

Mi prendo un po' di te
che osservi da lontano
ti porto dove non andresti
dove non guarderesti mai
qui vicino dove
cuore, pensiero e anima
vivono di istanti lunghi come il tempo.

martedì 23 dicembre 2014

Raccontarsi

Ricordo perfettamente una copertina del glorioso "Corriere dei Piccoli" del 1969, avevo 6 anni e forse da lì è nata la mia passione per i fumetti prima e per le storie di fantasia e per i libri dopo. Ricordo la grande passione per i primi super eroi della Marvel che arrivarono in Italia, passione condivisa con mia cugina, la mia sorella mancata tanto era il legame che ci univa da piccoli e che in qualche modo, malgrado la distanza e le poche occasioni per vederci, continua tutt'ora. La cugina con la quale ho condiviso, da buoni appassionati di fantascienza, la prima visione di Star Wars e di Alien.
Come i fumetti anche il cinema mi ha sempre affascinato, perché racconta, su vari piani, con varie intensità, coprendo tanti temi diversi, più o meno importanti o seri: aggiungete quello che volete ma lo scopo di una pellicola, come di una pagina disegnata, è quello di raccontare qualcosa. E quelle immagini che siamo ormai abituati a veder scorrere davanti ai nostri occhi attraverso uno schermo o tra le pagine di un volume illustrato, non sarebbero tali senza prima delle parole che le definiscano e le descrivano prima di essere impresse nella nostra memoria visiva.

Dopotutto facendo un piccolo salto indietro di 5000 anni (più o meno), prima dei caratteri cuneiformi dei Sumeri, un po' prima di carta stampata e immagini in movimento, la parola e la memoria erano l'unico modo per tramandare la storia, per raccontare: i miei figli fanno fatica a pensare alla mia infanzia senza cellulari, computer, internet... eppure si comunicava lo stesso, forse ci si raccontava anche di più.

Raccontarsi. Narrare di sé a più o meno casuali ascoltatori, requiem dell'indifferenza.

Perché dovremmo scoprirci così verso gli altri? Mettere a nudo i nostri pensieri e il nostro sentire? Se mi aveste fatto questa domanda una decina di anni fa probabilmente non vi avrei risposto o avrei liquidato la questione con un laconico "Già... perché dovrei?". Negli ultimi 4-5 anni ho cercato di dare invece una risposta e ne è uscito un libro di Riflessioni e Poesie, è uscito così, non completamente per volontà propria, ma molte cose chiedevano a gran voce di essere raccontate, tra queste alcuni sassi nelle scarpe da togliere, in altri casi era invece il desiderio di rendere partecipi gli altri di quello che un po' alla volta stavo imparando ad osservare. E un po' alla volta ho scoperto, con grande meraviglia, che gli altri "partecipavano", che il mio raccontare non era per loro noioso ma anzi interessante e coinvolgente perché andava a toccare probabilmente corde altrettanto sensibili del loro privato.

Questa sera chiacchieravo con un'amica proprio di questo, toccata anche lei nelle sue corde sensibili da quello che sta leggendo del mio libro e mi faceva notare il fatto che probabilmente se avesse letto il libro qualche anno fa le sarebbe piaciuto lo stesso (grazie Alessia...) ma forse non avrebbe avuto la stessa capacità comunicativa che invece sta avendo adesso, come dire: "...un libro che deve essere letto nel momento giusto della vostra vita..." ma non so se potrebbe funzionare bene a livello promozionale, soprattutto perché difficilmente sappiamo qual'è il momento giusto della nostra vita... ma il libro lo sa.

Ricordo il fascino delle storie e delle avventure che leggevo da piccolo, magari non tutte le storie, ma il "fascino" sì. Il fascino della narrazione, del mettere insieme le parole nel modo giusto per raccontare nel modo migliore, il più semplice e il più diretto. Alessia invidia e ammira il mio descrivere in modo semplice e diretto pensieri e temi complessi, io invidio, sempre con ammirazione, coloro che sono in grado di farlo in tempo reale, nel dialogo immediato: è la parte della mia personale narrazione che ancora manca. Ho bisogno della carta per mediare i miei pensieri (confesso comunque che scrivo sempre al computer) ma ho anche bisogno di qualcuno che abbia la pazienza, per il momento, di leggermi.

Comunque sia, raccontatevi.

sabato 20 settembre 2014

Il cielo ruba gli occhi del mondo

Il cielo ruba,
ruba gli occhi del mondo.
Cielo al tramonto,
quel cielo cobalto che si tinge di rosso,
che si riflette indeciso
sul fiume qui accanto.

Il cielo è da solo.
Il cielo si prende
la meraviglia dei nostri sguardi,
lì dentro ci vive,
ci rende bambini,
fosse anche per un solo momento.

Il cielo adesso è più scuro.
Il cielo che lascia il sole a riposo,
e si nasconde con nuvole stanche.
Ma il cielo ci osserva,
anche se è buio,
ci osserva con gli occhi del mondo.

martedì 15 luglio 2014

Il suono degli altri

Capita così. Scopro della musica nuova che mi "prende" fin dalle prime note e non posso fare a meno di ascoltare e cercarne altra, dello steso autore/gruppo intendo, per ascoltare tutto, farne esperienza totale, capirla, comprenderla fino in fondo o per lo meno il più possibile: una sorta di "fame infame" (cit. Elena) che mi spinge a divorare brani su brani e nel caso magari esista un solo lavoro disponibile, metto i brani in rotazione continua e resto lì per ore immerso nel suono. E a volte nel frattempo scrivo, se la musica è adatta, come in questo momento in cui le parole sono accompagnate dal sound corposo e deciso degli Skyharbor, scoperti qualche ora fa.

Questa cosa mi è successa anche con le persone ma, a differenza dalla musica, poche volte, però anche se poche hanno lasciato il segno. Penso che il motivo per cui con alcune persone ci fermiamo ad una conoscenza superficiale, mentre con altre non smetteremmo mai di ascoltarle, di confrontarci, di conoscerle e di volerle conoscere sempre di più, sia qualcosa di analogo a quello che succede con la musica, una questione di armonia: certe persone suonano le nostre corde mentre altre producono suoni leggermente o molto dissonanti rispetto a noi. E' come se fossimo stati creati all'interno di misteriosi spartiti e poi qualcuno si sia divertito a mischiare le linee musicali: ci sono persone che fanno parte del nostro spartito, che seguono la nostra stessa linea melodica, mentre altre non c'entrano proprio nulla: sì a volte producono bella musica ma che ha poco o niente a che vedere con la nostra. Quando però troviamo una delle "nostre" linee melodiche ce ne accorgiamo subito: l'intesa, gli stessi ritmi, pensieri che si completano a vicenda, come in un continuo alternarsi di parti tra strumenti impegnati a rendere completo il brano, a ricostruire la partitura originale che nessuno dei due conosce completamente se non attraverso l'altro.

La musica aiuta. Insegna un certo ordine nelle parti, lasciando spazio anche all'improvvisazione, ma con una guida armonica di base. E quando riusciamo a trovare un'altra parte del nostro spartito ne siamo inevitabilmente attratti, per cercare di fare l'esperienza più completa possibile di questo nuovo e affascinante suono.

In fondo il suono è sempre esistito, molto prima della voce umana e degli strumenti musicali, come hanno recentemente ipotizzato e in parte scoperto gli astrofisici, intercettando oggi, agli estremi confini dell'universo, quella che probabilmente è l'eco del big bang che ha dato origine a tutto. Tutto il nostro quotidiano è permeato di suoni, più o meno gradevoli, più o meno armonici: ne siamo circondati in ogni momento. La cosa che ha sempre colpito moltissimo gli astronauti delle missioni spaziali, riportandola quasi come una situazione sgradevole, è la mancanza di suono nello spazio, l'intensità del silenzio del vuoto cosmico.

Siamo come suoni nelle vite degli altri, o meglio, di altri, dobbiamo solo riuscire a riunire le nostre linee armoniche. A volte scopriamo così che forse stavamo iniziando a suonare delle note sbagliate e così ritroviamo la chiave giusta del nostro spartito. Persone preziose rimettono le nostre note al posto giusto all'interno del pentagramma e in modo altrettanto prezioso lo facciamo noi per gli altri a volte inconsapevolmente, solo per il fatto di "esserci" in determinati momenti. Grazie a te carissima Amica.

sabato 14 giugno 2014

Chiaro

Trasportami su queste note oziose,
che soffiano fredde nella sera,
che scendono silenziose
fin dove non c'è più anima.

Lasciale risuonare
negli echi del mio silenzio,
uniche compagne dei miei pensieri,
dei miei passi solitari.

Nei chiaroscuri di questa città
avvolta nella notte che mai dorme,
seguo una debole luce giù nel cuore,
come falena,
attirato da ciò che è chiaro.


(ispirata dal brano "Chiaro" di Paolo Fresu)


sabato 19 aprile 2014

Lievi note

Pioggia che suona
fitta mentre scende,
che posa il suo pianto
come umido velo
sui nostri passi incerti,
piccoli momenti
lungo la strada,
sopra il silenzio di un sorriso.

Lacrime di vita,
delle gioie e dei dolori,
che scendono
lungo il cuore;
lasciano una traccia
che asciuga con i ricordi,
salato dentro al dolce,
sostanza del sapore.

Occhi dentro ad occhi
negli sguardi intensi,
nei momenti immensi
dei nostri lunghi giorni.
Suoni nel silenzio,
sottili come pioggia
che cade nel deserto
e suona lievi note.

venerdì 18 aprile 2014

Il giovane e il Saggio

Gabriel García Márquez se n'è andato, e qui devo ammettere, mia pubblica ammenda, di non aver mai letto nulla di quello che ha scritto: conosco molti titoli di sue opere, ma non le ho mai lette. Probabilmente lo farò adesso, non tanto perché motivato dalla diffusione mediatica dell'evento, ma per una forma di rispetto verso un artista.
E come lui ci sono moltissimi altri scrittori dei quali non ho mai letto nulla e come giovane scrittore, giovane in senso artistico, non anagrafico, sento il dovere, la necessità e non ultimo il desiderio di conoscere quello che i grandi maestri hanno realizzato.

Pur avendo sempre coltivato una certa passione per il "raccontare" solo negli ultimi quattro, cinque anni ho trovato una strada e delle motivazioni per dedicarmi in modo più continuativo allo scrivere. Credo di aver trovato soprattutto il modo (o i modi) per capire meglio me stesso e di conseguenza ho trovato anche nuovi strumenti per capire meglio quello che mi circonda: c'è molto da recuperare, anche attraverso chi prima e meglio di me si è cimentato nella difficile arte di trasmettere emozioni attraverso le parole. In questo momento per me è come essere un bambino dell'asilo, con molto da conoscere e da imparare: ho in parte il vantaggio di poter contare su una certa maturità anagrafica che comunque ha il suo peso in fatto di esperienze, ma da un punto di vista artistico deve scorrere ancora molto inchiostro sotto i ponti.

Per questo il mio cappello è già stato tolto da tempo a perenne e rispettoso omaggio per tutti gli artisti che già hanno un loro posto d'onore nel panorama della letteratura, rispettoso riconoscimento del giovane nei confronti dei "saggi". Questo è un po' quello che ho sempre vissuto, che in qualche modo mi è stato insegnato e anche se da ragazzo l'ho vissuto come un qualcosa di calato dall'alto, adesso ne capisco meglio il senso: rispetto per chi ha più esperienza di me. Che non vuol dire rispetto acritico, ma deve essere un rispetto che per lo meno ti fa avvicinare alle persone con misura, mettendo prima di tutto avanti il fatto che se qualcuno ha più esperienza di te in qualcosa, probabilmente c'è da imparare. Poi si misurerà il tutto con la propria esperienza e forse si potrebbe anche arrivare a dire che in fin dei conti da questa persona non c'è molto da imparare, per tanti motivi, ma questo deve venire dopo, dopo che ci sia stato almeno un confronto.

Voglio dire che non necessariamente gli altri sono sempre più bravi ma non si può iniziare con la spavalda sfrontatezza di essere sicuramente i migliori. Questione di umiltà o, come dice il mio rispettatissimo "capo" (colui che tiene le fila del mio reparto di lavoro), almeno rispettatissimo da me, questione di "onestà intellettuale", onestà prima di tutto verso i propri limiti ma anche onestà nel riconoscere, in modo onesto, i limiti degli altri.

Il problema di tutto ciò, di arrivare cioè ad avere una solida "onestà intellettuale" è che, come tutto quello che riguarda la sfera della saggezza personale, ci si arriva di solito un po' avanti con gli anni. Quindi molti dei contrasti generazionali, delle incomprensioni con i figli, derivano proprio da questo, dalla loro mancanza, senza colpa, di una maturità e di una onestà che ancora non hanno, che in questo momento in qualche modo rifiutano e che un giorno capiranno che se l'avessero avuta prima sarebbe stato molto meglio. Forse il nocciolo della questione, il punto di equilibrio tra questi universi generazionali sta proprio qui, in un personale e vicendevole rapporto di onestà intellettuale.

Come "giovane" avrò sempre un profondo, onesto, rispetto per "l'anziano" e questa saggezza che un po' alla volta acquisirò nel tempo mi deve aiutare ad avere un onesto rispetto anche per chi, più giovane, spavaldo giovane, sta ancora imparando.

martedì 1 aprile 2014

Sintesi fisica di sentimenti

Non riesco a scrivere nel silenzio, ho bisogno di musica: non in italiano altrimenti mi distraggo nel seguire i testi e deve essere "pesante", Metal o simili. Così riesco ad avere la sintesi giusta tra la "fisicità" della musica e quella minima parte del pensiero necessaria ad incanalare verso la tastiera del computer le sensazioni unite alle riflessioni.

Me lo diceva anche Simona qualche sera fa: "ho sempre pensato troppo e ho bisogno di molta più fisicità nella mia vita. di contatto con ciò che mi circonda. Voglio poter non filtrare sempre tutto attraverso il pensiero e lasciar arrivare invece le cose attraverso le mie ossa, grezze e indistinte. è ragionevole no?"

E' più che ragionevole, è essenziale. Abbiamo il grande dono del pensiero, di poterlo utilizzare in modo conscio per apprendere e creare, ma siamo anche ossa e carne e la sensazione di essere vivi arriva anche dal diretto contatto con la nostra fisicità: per questa volta Cartesio dovrà perdonarmi. Provate a ripensare alle ginocchia sbucciate a causa delle innumerevoli cadute in bicicletta, dalle cadute con i pattini, o durante le partite di calcio sulla ghiaia dei giardini pubblici: forse ne ricordiamo in parte il dolore, ma erano il segno di una vitalità e vivacità che alla fine ci facevano divertire, ferite conquistate sul campo.

Poi in questi ultimi anni ho (ri)scoperto anche la fisicità dei sentimenti. Non solo del contatto fisico che può scaturire dal sentimento, ma anche la fisicità che viene indotta da sentimenti particolarmente forti: la tensione sulla pancia, il tremito a volte incontrollabile dovuto a forti emozioni, le lacrime, di gioia o di dolore, che scaturiscono anche da un semplice pensiero o dall'osservare qualcosa di particolarmente coinvolgente. Questo è successo più e più volte, e ad ogni volta qualcosa si liberava dentro e lasciava spazio per altro. La voce di una giovane ragazza che si affacciava timidamente al mondo della musica, ma che portava con se una intensità espressiva straordinaria. La semplicità e la limpidezza di un'altra persona che ha aperto un profondo solco su un guscio indurito per far entrare un nuovo significato di amicizia. Emozioni, tanto impalpabili quanto estremamente fisiche nella loro intensità, slegate a volte dal "chi" e importanti nel "qui e ora".

Nell'ultimo mese ho scoperto anche alcuni video su YouTube: parlano di sentimenti, anche se ad una prima visione la cosa non è proprio evidente. Sono realizzati da due persone, inglesi, che tra risate, un po' di sano nonsense, racconti di vita quotidiana e pensieri personali raccontano di loro, del loro essersi incontrate un giorno e di come questo loro legame di giorno in giorno si sia rafforzato sempre di più. Certo la lingua non facilita molto la comprensione di quello che viene raccontato, ma c'è veramente tanto: ogni loro video è una valanga di informazioni sonore e visive, ma se si osserva attentamente come queste due persone comunicano tra loro, sia verbalmente che con gli sguardi e con il corpo, si può toccare (se così si può dire) il sentimento che le lega: è lì visibile, sapendo come guardare, è molto fisico, non nelle manifestazioni ma nel significato e soprattutto è molto bello e semplice, al di là di tutte le considerazioni che si possono poi fare sulla sua durata, ma in questo momento è presente. Mi sono domandato spesso se Rose e Rosie sanno di comunicare anche tutto questo nei loro divertenti e spensierati video.

"Non usare il synth con me,
abbiamo mondi organici
da contaminare
con instinti naturali, che riflettono
il linguaggio dei nostri cuori
"
(traduzione di alcuni versi di una poesia di un'amica)

mercoledì 5 marzo 2014

Terre oltre l'acqua

Onda di pensieri
semplice movimento
che dà forza a quel silenzio
che si perde a vista d'occhio,
come un mare senza fine.
Viaggio dentro al tempo
delle nostre storie,
terre oltre l'acqua.

Forma senza confini,
culla dei ricordi
che esistono da sempre,
che sono l'intimo del Noi.
Segreto mai svelato
che attende solo un suono:
creazione di armonie nuove,
terre oltre l'acqua.

martedì 4 marzo 2014

Respiro

Respiro un attimo di pace,
profumo intenso
di miei preziosi istanti,
attesa di un divenire
che dolce si fa strada
in tutti i miei ricordi.

Respiro ciò che è nuovo,
curiosità infinita
dei sogni di bambino
inseguiti fino ad oggi,
che osservo con il cuore
che non avevo ieri.

Respiro un po' di te,
ogni volta è un ritrovare
conosciute novità
mai svelate prima,
presenti in ogni istante
che mi regalerai.

venerdì 28 febbraio 2014

L'Anima dei Giorni

Prendo,
prendo tempo,
rubo l'anima dei giorni
che mi passano vicino.
Sento di appartenere
a un tempo
che pur se andato è vivo,
vivo come il vento,
che soffia nel silenzio
e con se porta le voci,
porta i profumi del mattino.

Riesco a non cadere,
cerco l'equilibrio
nel mio sentire altrove,
per trovare un po' di me anche qui
qui dove sono più vicino al cuore,
dove a volte mi ritrovo solo,
ma solo nel pensiero
perché altro c'è di me,
altro che vorrebbe uscire fuori.
Così mi prendo il tempo,
lo prendo
perché mi accompagni ancora.