lunedì 17 dicembre 2012

Mattoni

Mattoni. Costruire.
Credo che l'associazione sia immediata, anche quando si usa l'esempio in senso lato parlando di qualunque tipologia del "costruire" basata di volta in volta su diverse tipologie di mattoni.

Costruire come sinonimo di creare, creare come espressione artistica di sé.
Oggi osservavo le creazioni fotografiche di una amica, Alessandra Lanzafame (https://www.facebook.com/alessandra.lanzafame.1), affascinato sia dalla tecnica che dall'espressività artistica di questa ragazza e riflettendo sulla creatività espressa mi domandavo se tutti noi possiamo essere in qualche modo degli artisti, artisti in quanto "creatori" di qualcosa. A me piace la fotografia e ogni volta rischio di cadere nella tentazione dell'invidia verso la bravura di Alessandra, poi però pensando all'unicità del nostro esistere, ognuno diverso dall'altro, ognuno con le proprie peculiarità, rammento a me stesso che più che essere invidioso dell'unicità di un'altra persona è più produttivo essere invece consapevoli della propria.

E' qui che secondo me uno dovrebbe giocarsi il proprio "posto al sole": essere creativo in qualcosa. Alessandra ha trovato il modo di esprimere sé stessa attraverso la fotografia. C'è chi lo fa attraverso la cucina, la musica, i libri, nel lavoro, anche chi si dedica a fare il genitore a modo suo è un artista.

Rimango sempre un po' perplesso, lo ammetto forse sbagliando per mancanza di elementi, di conoscenze, di fronte ai musicisti classici, per intenderci nello specifico, coloro che passano una vita magari a suonare in qualche orchestra. Ovviamente non ho assolutamente nulla con la categoria, anzi... grande invidia perché sanno suonare così bene (tanto per non farmi mancare almeno un po' di invidia). Mi domando sempre però: dopo che uno studia dieci anni al conservatorio imparando metodi, modi, tecniche dei grandi artisti classici del passato; dopo magari venti anni di lavoro con le orchestre... ma non gli viene voglia di creare qualcosa di proprio? Perché praticamente tutta la musica "classica" che si sente è quella degli artisti di un tempo? Dove sono gli artisti "classici" di oggi?

Io faccio un lavoro particolare, scrivo software, programmi, ma se non avessi un fortissimo impulso creativo oggi probabilmente non sarei dove sono: lo so che ai più sembrerà strano, ma malgrado la diffusa convinzione che l'informatica sia solo logica e matematica, devo dire che se nel mio settore non sei un "creativo" non vai da nessuna parte, e intendo proprio creativo nel senso artistico del termine: è come giocare con i Lego, solo che qui i mattoni sono un po' più sofisticati... ma il principio è sempre lo stesso: creare qualcosa attraverso degli strumenti. E in parallelo a questo mio lavoro, che per mia fortuna assomiglia molto di più ad un hobby, scrivo poesie, ho realizzato un libro (intanto uno), mi diletto (molto da dilettante per il momento) con la fotografia, insomma creo qualcosa, cerco strade per esprimere il "dentro di me". Così secondo me dovrebbero cercare di fare un po' tutti, più che invidiare gli altri e, purtroppo in alcuni casi, arrivare a distruggere per invidia.

Creare qualcosa invece di distruggere.

La natura, grandissima artista, ha usato solo quattro mattoni: Adenina, Guanina, Citosina e Timina (A, G, C, T), gli elementi che compongono il DNA.

Quattro mattoni.

Invece la stupidità umana vede diversità ovunque e ha bisogno di inventarsi molteplici strumenti per distruggere quello che non capisce.

sabato 17 novembre 2012

Ci siamo...

Le prime copie della nuova edizione del libro...


prime copie del libro


ci è voluto un po' ma la nuova edizione, oltre a raccogliere molto più materiale della prima, rappresenta la stesura del libro esattamente come l'avevo sempre desiderata e che non era stato possibile realizzare la prima volta.

Una scheda più dettagliata dell'opera la potete trovare qui:

http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=870980

sabato 13 ottobre 2012

Il momento giusto

Quand'è il momento giusto per fare qualcosa? Quanto dobbiamo provare e riprovare se questo qualcosa non riesce? Potrei chiudere qui dicendo "non è possibile rispondere", ma non è forse il caso di provare invece a rispondere? E' il momento giusto per farlo? Quién sabe?

La risposta naturalmente ha delle basi molto soggettive, in quanto il "fare" e il "continuare a provare" dipendono assolutamente da quanto si tiene a quel qualcosa oggetto dei nostri sforzi. Capita a volte anche di arrendersi al primo tentativo, altre volte invece la nostra caparbietà (testardaggine, chiamatela come volete) ci spinge a proseguire nel nostro intento. Prima di tutto però bisogna trovare il momento giusto per fare il primo tentativo e già qui non è detto che tutto sia semplice. Questione di coraggio? Di sfrontatezza? Ho provato a chiedermelo più di qualche volta, ma la sola risposta che ho trovato è (ed è quella giusta, perché è la più semplice): "è questione di cuore". Si possono fare tutte le valutazioni "tecniche" che si vogliono quando si deve prendere una decisione, ma alla fine se non "sentiamo" di procedere, molto probabilmente non è quello il momento giusto, perché quando poi si prende quella decisione, per coerenza, si cerca di portarla avanti, con decisione, ma anche e soprattutto con passione, con sentimento.

Poi ci vuole anche pazienza, naturalmente se si decide di continuare a provare. Motivazione che alimenti la pazienza. Sapere che ci si può scontrare con delle sconfitte, momentanee magari, ma importanti. In un film che ho visto di recente c'era un dialogo tra due militari, un superiore e un "promettente" subordinato. Il più anziano lodava la tenacia, la caparbietà del più giovane, il suo essere sempre praticamente perfetto in quello che faceva, ma alla fine ha concluso il discorso sul fatto di poter essere un "leader" dicendo: "non sarai mai un buon leader se non avrai mai perso o sbagliato qualcosa".

La sconfitta (momentanea a volte) deve far parte del provare e soprattutto del riprovare, deve essere punto di partenza non di fine. E se ad un certo punto l'unica cosa che vi sentite di fare è chiudervi in un angolo a piangere fatelo... ma non da soli. Anche se può non essere facile, prendete qualcuno che vi sia molto vicino, abbracciatelo e inzuppategli i vestiti di lacrime. Un giorno ringrazierete voi stessi per averlo fatto, ringrazierete l'amico per esservi stato vicino e l'amico ringrazierà voi. In certi momenti ci si domanderà anche il senso di tutto questo provare, il perché, il "chi sono in questo momento" e a volte riuscire anche a dire solamente, in tutta onestà, "oggi esisto", è un buon punto di partenza.

Quand'è il momento giusto per fare (o continuare a fare) qualcosa? Quando si è consapevolmente pronti, se dovesse servire, ad inzuppare di lacrime i vestiti di qualcuno.

martedì 11 settembre 2012

Stupore

Ti guardo mentre osservi
le scie dei tuoi ricordi
che lasciano ricami su nel cielo.
Sorrido mentre guardo,
sorrido ai tuoi pensieri di bambina
stupore mai perduto lungo il tempo.

Mi accorgo di quanto sei uguale,
di quanto il tuo essere diversa
sia oggi solo a un passo dal tuo ieri.
E il tempo che tu hai lasciato indietro
ritorna ogni giorno un po' più vivo
a prenderti per mano dolcemente.

Sorriso sotto un fuoco d'artificio.

mercoledì 29 agosto 2012

Quale differenza...

Che differenza c'è tra amare e farsi male?
Nessuna a volte.
perché a volte amare fa male,
perché a volte stare male fa amare di più,
chi o cosa lo decide il tempo, lo decide il cuore.
E’ l’equilibrio che protegge il cuore
quello che a volte ci fa distogliere lo sguardo,
quello che poi ci fa pentire di non aver visto,
perché a volte anche il dolore serve
e ogni sofferenza dà spazio ad altro bene,
ogni cicatrice diventa un piccolo traguardo.
A volte il dolore fa paura e ci fa cambiare strada
A volte è la strada che ci fa paura
ed è con dolore che la cambiamo.
A volte una piccola gioia lenisce mille dolori
A volte la paura di mille dolori ci nasconde la gioia
A volte...
Che differenza c'è tra amare e farsi male?
Tanta... poca...
qualunque sia la differenza, dipende solo da noi.

giovedì 19 luglio 2012

Scelte

Facciamo scelte tutti i giorni. Dalla mattina quando ci svegliamo per scegliere magari i vestiti o la colazione, al lavoro, quando facciamo la spesa, quando dobbiamo dire o fare qualcosa. E ognuna di queste scelte definisce il nostro futuro prossimo venturo. Penso che più di qualche volta ci siamo trovati a pensare cosa sarebbe successo se non avessimo fatto o detto qualcosa. Stiamo percorrendo la struttura ad albero del nostro tempo e le scelte ci fanno spostare da una ramificazione all'altra, purtroppo a senso unico: come il tempo "scorriamo" sempre in una direzione. Tante possibilità ma alla fine percorriamo un'unica strada e non sempre il futuro delle nostre scelte è così certo, per questo bisogna diventare bravi a valutare le possibilità e fare le scelte migliori: il passato ci aiuta, l'esperienza ci aiuta, le scelte fatte in precedenza ci guidano a rifare certe azioni o ad evitarle accuratamente, quasi delle seconde possibilità.

A volte le scelte sono obbligate e qui l'esperienza precedente non ci aiuta proprio, al massimo ci prepara. A volte le scelte sono solo rimandate, perché in certi momenti non sono "praticabili", sospese in in una lista di priorità immaginaria in attesa del momento giusto, anche questo da cogliere al volo.

Per Simona è arrivato il momento giusto.
Ha atteso. Ha sofferto. Ha avuto la forza di aspettare, forse un po' di forza l'ha avuta anche da chi le è stato vicino in certi momenti, molto o poco, quello che è servito. Ha maturato e sta maturando delle decisioni che porteranno cambiamenti, per lei e per molte altre persone. Ha trovato una via verso un nuovo equilibrio nel mutare degli eventi. E le sue scelte cambieranno quelle di altri, cause ed effetti che si propagheranno nei tempi di altre persone: "butterfly effect" lo definirebbe chi studia la teoria del caos. Per noi che invece abbiamo più affinità con teorie più quotidiane ricordo un concetto legato al tempo espresso dal giornalista Ryszard Kapuscinski nel suo libro "Ebano" che più o meno diceva così:

"Nella concezione europea, tra l’uomo e il tempo esiste un conflitto insolubile che si conclude inevitabilmente con la sconfitta dell’uomo. Per gli africani autoctoni, invece, Il tempo è addirittura qualcosa che l’uomo può creare: infatti l’esistenza del tempo si manifesta attraverso gli eventi, e che un evento abbia luogo oppure no dipende dall’uomo."


Simona creerà sicuramente cose belle, per sé e per chi incontrerà. Con la sua discreta semplicità e la sua decisa consapevolezza che da qui in avanti la aiuterà ad essere sempre di più sé stessa.



"E' stato il tempo a darmi tutto il tempo
per vedere le cose che nel tempo vanno,
e io di questo tempo ho fatto giusta causa,
donando e ricevendo senza inganno."

mercoledì 27 giugno 2012

Kōzui de kawa (Fiume in piena)

Appari sola
come brezza notturna:
nuova estate.

Rapida ombra
tra il sole calante.
Luna crescente.

Umida pioggia
che bagna i pensieri:
fiume in piena.

mercoledì 20 giugno 2012

Trovarsi

Il 20 giugno è appena iniziato e anche se notte fa comunque caldo. Ogni tanto una leggera brezza un po' più fresca si fa strada attraverso la finestra aperta dove Teo, sdraiato sul davanzale a quattro piani dal suolo, sonnecchia senza farsi troppi problemi.
E' da un po che non scrivo, o meglio, è da un po' che non mi dedico a qualche nuovo "pensiero". Ho scritto delle poesie di recente anche se sono sempre più convinto che siano state loro a farsi scrivere, succede sempre così: inutile mettersi d'impegno per cercare di scrivere qualcosa perché quando qualcosa vuole farsi scrivere trova sempre il modo per fartelo fare. Quindi se questa sera sono qui, con la musica nelle cuffie, quella musica bella energica che uso quando scrivo (mi fanno compagnia gli Staind questa sera), vuol dire che c'è qualcosa che ha bisogno di trovare voce, parole, segni grafici che in qualche modo la esprimano.

Ogni tanto guardo su Facebook la bacheca sonnacchiosa dei Custodi, so che non sono tutti a letto, qualche notturno c'è sempre nei paraggi e anche qualche "diurno" probabilmente, che come me legge, dall'altra parte del mondo dove adesso è ancora giorno. I miei Custodi, non perché siano miei, né perché in qualche modo mi debbano proteggere, non è questo. "Miei" come senso di appartenenza: due anni insieme a questo gruppo di persone, tra alti e bassi, gente che va e gente che arriva, gente che piange, ride, si innamora, si lascia: persone. Amici. Alcuni speciali, più di altri, senza togliere niente a nessuno. Lontani a volte ma comunque vicini, vicinissimi quando serve.

Questa sera sembra che ci sia caldo ovunque, c'è un velo di ozio, come nei pomeriggi d'estate, estate che inizia ufficialmente domani, ma in quanto a temperatura si è già fatta sentire. E intanto aspetto notizie. Guardo l'icona di skype, aspetto di vederla illuminarsi, di sentire il "blip" in cuffia che avverte dell'arrivo di un messaggio: chat sempre aperta, non si sa mai. In questi giorni c'è una persona molto impegnata a fare ordine con se stessa e con le persone che la circondano, quell'ordine che a volte potrebbe anche costare in termini di amarezza, tristezza, ma inevitabilmente necessario. E da buon amico aspetto, perché sa che se dovesse servire ci sono, per qualunque cosa: questo è il patto silenzioso che non abbiamo mai dovuto stringere, semplicemente esiste perché la nostra amicizia è anche questo. E' il raccontarsi quando serve e lo stare in silenzio perché a volte serve anche questo. Eppure sia nelle nostre parole che nei nostri silenzi si compie quella magia unica e irripetibile dello scambio reciproco. Come uno spartito musicale fatto di note e pause, suonato dagli strumenti giusti, che a volte hanno bisogno di essere leggermente accordati, ma pronti a tornare subito sulla musica. Alchimia strana l'amicizia, magari la cerchi per tanto tempo e poi arriva quando meno te l'aspetti, da persone che non immagineresti mai e che si fondono istantaneamente con i tuoi pensieri mettendosi in sincronia quasi perfetta, con un costante aggiustamento reciproco che fa fluire la conoscenza in modo uniforme sempre nella stessa direzione.
Ho trovato una persona per la quale vale veramente la pena.

lunedì 4 giugno 2012

Pur nel tempo ormai andato

Pur nel tempo ormai andato
resta sospeso nei ricordi
quell'istante di infinito
di quell'oggi mai passato
di un domani che si vorrebbe
non fosse mai arrivato.

Molti sguardi son passati
dentro ad occhi che han veduto
passare le stagioni.
Molti pensieri hanno turbato
quel primo e semplice sentire
quel trovare altri occhi come i tuoi.

Mani tese nel silenzio,
senza dubbio alcuno stanno
ferme nel riconoscere il tuo cuore.
Cuori semplici che sanno
con rispettoso ardore
dare un senso a tutto ciò che è stato.

martedì 17 aprile 2012

Tanjun'na shikō (pensiero semplice)

Suono di te
che sorridi serena,
fragile canto.

Resta lontano
un gentile pensiero
stretto nel cuore.

Luce di occhi,
desideri ancora
ricordi per te.

martedì 3 aprile 2012

Quello che sarai

Nel tuo timido cercare la sostanza
di quello che si trova
tra il cuore e la ragione
raccogli, passo dopo passo,
quel che trovi di più vero
nella linea del tuo tempo
nel tuo essere stagione.

E bussi delicata alle porte dei pensieri
per sentire un punto di contatto
che leghi il tuo presente col passato,
che riporti fino ad oggi tutte quelle cose,
dalle grigie ombre del tuo ieri,
dal visto e non capito dei ricordi,
il senso più profondo dei perché.

Giorno dopo giorno,

nel tuo essere più nuova,
ritrovi un po' alla volta

quello che sarai.

martedì 27 marzo 2012

Un sorriso che arriva da dentro

Notte. I ragazzi dormono già da un po'. Teo ronfa sul divano, poi ogni tanto fa un passaggio qui sul tavolo per prendersi qualche "grattino". Notte, paradiso di chi scrive. Apro la posta di Gmail e l'occhio cade subito su quell'1 tra parentesi vicino all'etichetta della sezione di Simona, sulla sinistra della pagina. Una etichetta che come altre mi permette di raccogliere, differenziare, in modo preciso le innumerevoli mail (molta spazzatura) che ricevo. Varie etichette, filtri in realtà, che rendono facile selezionare le cose importanti, quelle mail che hai piacere di leggere subito appena arrivano, ma soprattutto che non vuoi si perdano in mezzo a tutto il resto.

Attraverso le cuffie mi arrivano le note dei Nightwish: “Dark Chest of Wonder”, “The Wishmaster”. Tra un po' la scaletta passerà ad Afeter Forver, Epica, Kamelot, Slipknot... il "metallo" che ascolto sempre quando scrivo, mi rilassa, mi permette di concentrarmi su quello che devo dire e, come dice sempre il "malkavo", il mio carissimo amico Luca: "il volume deve essere ALTO!!!".

Simona scrive, non tutto, solo quello che serve in quel momento, il necessario: anche lei più o meno volontariamente seguace del Rasoio di Ockham... come si chiama un seguace della filosofia di Ockham? "Ockhamiano"? mah... neanche tanto facile da pronunciare tra l'altro, ma non ha importanza.

Simona quando scrive è come un treno con la sirena spiegata... ma fermo... ma con la sirena spiegata. "Urla del silenzio" mi viene in mente in questo momento, non tanto per il tema del film, ma per la contrapposizione generata da questo ossimoro... (i Nightwish intanto stanno dando il meglio di sé in “Ghost Love Score”). Ha allegato alla sua mail l'ultima cosa che ha scritto, una delle sue intimistiche "quasi poesie", la trascrizione di una parte della "sirena spiegata" di prima. Stavo per prendere tastiera e monitor per commentare (una volta sarebbero state "carta & penna"), ma non c'era nulla da commentare, o meglio, non era quello l'elemento importante da commentare.

L'allegato può attirare l'attenzione, come un pacco regalo che attira l'attenzione, ma questa volta è il biglietto accompagnatorio ad essere importante. Devo tirare le orecchie a quella ragazza, ha cercato di sviare l'attenzione sul pacco regalo e forse qualche anno fa ci sarebbe pure riuscita. Adesso no.

Simona sussurra. Sussurra un grande dolore che viene da lontano. In modo discreto e gentile, così come fa sempre, anche un po' preoccupata di disturbare troppo. Con quella sua rispettosa attenzione rivolta all'esterno, col timore di creare disagio. Mi racconta dei difficili rapporti madre-figlia che si tramandano nel tempo, di eredità fatte di incapacità di amare, o forse di amare nel modo sbagliato, che per alcuni è giusto così e quindi lo tramandano come a loro volta l'hanno ricevuto, in modo acritico.

Probabilmente proveniamo da generazioni molto vicine, perché le sue parole riportano alla mente problematiche analoghe che ho vissuto con i miei genitori, con un padre non portato a quasi nessuna forma di sentimento, bravissimo in moltissime cose, ma assolutamente carente in affettività, e una madre a sua volta amata per "sottointeso" e che forse vorrebbe dare al figlio quello che le è mancato ma purtroppo lo fa in tutti i modi sbagliati. Quello che ha fatto più male quando dopo tantissimi anni sono riuscito a dire ai miei genitori che il loro concetto di "amore" ha fatto più danni che altro, è stato sentirmi rispondere: "se tornassimo indietro... rifaremmo esattamente le stesse cose".

Simona si frena, giustamente. Tempo al tempo. C'è bisogno di fiducia, sicurezza, per affrontare certe tematiche con le persone. Intanto si scusa per usarmi come cuscinetto, una sorta di valvola per liberare la pressione, almeno in parte. Devo ricordarmi di dirle che in questi anni ho fatto le spalle grosse, non mi spavento e che se vuole, se se la sente, può aprire di più la valvola della pressione, con la serena speranza, convinzione, che probabilmente dopo potrebbe stare ancora meglio.

Intanto Simona è quella che bussa chiedendo permesso, con quella disciplina che usa tutti i giorni in tutte le situazioni. Ma c'è anche un sorriso nei saluti, quello che si vede arrivare da dentro, che racconta altro, che la disciplina imposta da certi ambienti non riesce a nascondere: chissà in quanti lo notano?

martedì 20 marzo 2012

Uno sconosciuto rasoio

A cavallo tra il 1200 e il 1300 (1288-1349) visse tra Inghilterra, Italia e Germania un frate francescano, filosofo, tale Guglielmo di Ockham, che oltre ad aver studiato e poi insegnato ad Oxford, riuscì a prendersi una scomunica per eresia da parte dell'inquisizione nel 1324, poi assolto da papa Clemente VI nel 1349. Scomunica a parte, uno dei meriti di questo filosofo francescano è stato quello di aver enunciato dei concetti poi ampiamente applicati nella ricerca scientifica: dei principi metodologici conosciuti sotto il nome comune di "Rasoio di Ockham".

Il principio è semplicissimo: quando ci sono più soluzioni plausibili per spiegare un fenomeno generalmente quella giusta è quella più semplice.
In sintesi:
- « A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire »
- « Non moltiplicare gli elementi più del necessario. »
- « Non considerare la pluralità se non è necessario. »
- « È inutile fare con più ciò che si può fare con meno. »

Ora, visto che probabilmente pochi di noi hanno un qualche ruolo "scientifico" nella vita di tutti i giorni, quale valenza possono avere questi enunciati per la gente "comune"? Poca, anche perché la gente comune in realtà, senza volerlo, questi principi li applica quasi tutti i giorni... quasi tutta la gente. Però, però, se ci spostiamo un po' dalla vita "di casa" al posto di lavoro, ad esempio, forse si comincerebbero ad apprezzare alcuni di questi principi. Pensiamo ai processi produttivi/decisionali delle aziende nelle quali lavoriamo, alle metodiche della burocrazia sia nel pubblico che nel privato, all'inutile montagna di parole che spesso si sprecano in riunioni e conferenze per condire di "nulla" pochi concetti che spesso alla fine non vengono colti per il troppo contorno che li sommerge. Alle logorroiche telefonate e/o discussioni di qualche conoscente che per raccontare un fatto parte con spiegazioni che originano dall'alba dei tempi e strada facendo divagano in molteplici diramazioni aggiuntive... e quando alla fine arriva la fatidica domanda "tu cosa ne pensi?" cosa si può rispondere? di solito per una naturale legge di contrapposizione si liquida un discorso del genere con "sono d'accordo", seguendo quella vocina dentro di noi che urla sottovoce un "digli di sì! digli di sì! altrimenti ricomincia!".

So che così risulterò poco popolare tra gli amanti della "conversazione", ma l'idea non è quella di eliminare la conversazione, è quella di renderla meno noiosa e più proficua, utile, per gli interlocutori. Anche perché così la discussione diventa veramente più interlocutoria e non un monologo con uno spettatore quasi prevalentemente passivo.

- Sai, ho smesso di fumare.
- Bene! Come mai questa decisione?
- Ho letto alcuni studi medici che mi hanno convinto sugli evidenti danni del fumo.
- Ottimo, hai fatto bene, vedrai adesso ti sentirai meglio.

Qui il "fatto" da raccontare è già narrato all'inizio, poi l'interlocutore domanda qualche spiegazione. Ben diverso da:

- Sai, negli ultimi tempi ho letto alcuni studi medici, che me li ha consigliati una mia collega, una che segue molto queste cose, pensa che una volta prima di partire per una vacanza in Africa si è letta tutto quello che ha trovato su malattie e pericoli che avrebbe potuto incontrare in viaggio. Che poi uno cerca di pensare a tutto ma sicuramente ti capita qualcosa che non avevi previsto e allora poi ti domandi se valeva veramente la pena di preoccuparsi tanto prima. Comunque ti dicevo degli studi medici, roba sui tumori ai polmoni, problemi di respirazione e cose del genere... anche perché mi ero messo un po' di paura quando un mesetto fa ho dovuto salire le scale perché l'ascensore era rotto e per fare due piani mi sentivo come se stessi morendo. Guarda, una fatica a respirare... (omissis... e dopo un tempo indefinito) ... e così ho deciso di smettere di fumare.

...di solito a questo punto non mi sono accorto della frase finale perché sto ancora pensando se la collega ha poi passato una buona vacanza in Africa.

E diamo allora un bel taglio a tutto ciò che non è necessario per la spiegazione, almeno la prima spiegazione: se serve, se viene richiesto, poi si può approfondire qualcosa.

Non vorrei che questo fosse visto come un tentativo di limitare la libertà di parola degli altri, tanto lo sappiamo bene che gli amici logorroici o i colleghi che parlano tanto senza dire niente non li possiamo cambiare più di tanto. Io, per motivi legati al mio lavoro di progettista software, seguo abbastanza i principi del Rasoio di Ockham: nel mio lavoro evitare la ridondanza è un principio direi fondamentale. Cerco però di applicare gli stessi concetti anche al di fuori del lavoro, cercando di fare un uso discreto della cosiddetta "libertà di parola".

La libertà di parola non è amica dell'arroganza, della presunzione di poter dire sempre tutto e comunque, senza considerare gli altri. Piuttosto è amica dell'intelligenza, del buon senso nel trovare i modi e le parole più appropriate per esprimersi e a volte del non esprimersi affatto.

C'è chi poi le cose te le vuole raccontare ad ogni costo, anche quando magari a suo tempo gli avevi chiesto di non metterti al corrente di certi avvenimenti... L'altrui libertà di parola.

sabato 18 febbraio 2012

Immagino

Immagino il tuo respiro
percorrere gli spazi del silenzio,
sento il tuo pensiero
fisso sulle stanze della vita,
vedo la tua lacrima
disegnare la tristezza sul tuo volto.

Desideri un sorriso
che torni a riscaldare i giorni tuoi,
un piccolo istante luminoso
per togliere dagli occhi le ombre che non vuoi,
per liberar lo sguardo
che fa vedere chiaro tutto il bene che tu fai.

Ti immagino seduta ad aspettare
che il silenzio trovi spazio per parlare.

martedì 24 gennaio 2012

Un imprevisto, incredibile cielo saluta l'alba

Avete mai pianto per un amico (o amica, ovviamente)? Non per averlo perso, ma per averlo trovato? Trovarsi a ringraziare, in base a ciò in cui si crede, Dio, il destino, il caso, per aver avuto il grande privilegio, fortuna, di incontrare una persona veramente straordinaria, una persona alla quale si vuole veramente bene, per la quale si è disposti a fare tutto pur di sapere che sta bene.
Non voglio essere frainteso nei valori. Per qualcuno c'è la persona che si Ama (con la "A" maiuscola), per altri ci sono anche i figli, il cui Amore nei loro confronti viaggia su piani completamente differenti.

Qui parlo di Amicizia, pura e semplice Amicizia, che magari a volte semplice non è, ma nelle difficoltà, soprattutto nelle difficoltà, nei momenti meno felici, se è Amicizia, diventa ancora più forte.

Sappiamo tutti di essere fatti di istinto, razionalità e sentimenti: dall'estremo incontrollabile alla totale disciplina di sé, passando per quel territorio mutevole e indistinto fatto di passioni, fatto di "sentire" più che di solo "ragionare" o di solo "agire". Ecco io penso che l'Amicizia sia un buon punto di equilibrio nella sfera dei sentimenti: non troppo cuore, non troppa ragione. Certamente una non facile situazione da mantenere, essendo un punto di equilibrio, perché potrebbe bastare poco per sconfinare da una parte o dall'altra e rischiare di mettere in difficoltà l'altro con sentimenti troppo "esagerati" o troppo "freddi".

Ma lì, in quel bellissimo punto nel quale si può guardare l'altro senza pretese, senza condizioni, lì si possono vivere momenti magici di condivisione, di vicinanza, di affetto anche, che fanno del rispetto per l'altro il loro elemento principale.

Anche qui non voglio essere frainteso: il rispetto per l'altro non deve mancare mai, in nessuna situazione, ma in ogni situazione il rispetto è fatto di cose diverse, di atteggiamenti diversi, di misure adatte ai momenti.

"E quindi?" vi starete domandando... "molte belle parole per dire cosa alla fine?"
Voglio dire che ho vissuto e sto vivendo questa esperienza, straordinaria per me perché mi sto accorgendo che finora non l'avevo mai vissuta in questa misura. Non è facile, è tutto nuovo, tutto meravigliosamente nuovo, aggiungo. Si fa qualche errore, chiamiamolo "eccesso di zelo". Ho la fortuna, la grandissima fortuna, di confrontarmi però con persone straordinarie con le quali giorno per giorno si condivide qualcosa, magari piccolo, ma non meno importante.

Tra tutte queste fortune, ne ho una in particolare, che non smetterò mai di ringraziare.

"Sei nei passi che si sentono di notte tutto intorno,
sei alba, sei stagione, sei tempo di ritrovo."

sabato 21 gennaio 2012

Nada de esto tiene sentido

non chiedetemi perché in spagnolo... nemmeno io mi faccio molte domande su quello che esce dalla penna.

lo que pienso no es nada
lo que digo no es nada
lo que siento no es nada
nada de esto tiene sentido
si alguien no piensa,
no dice y no siente conmigo

(quello che penso non è niente
 quello che dico non è niente
 quello che sento non è niente
 niente di tutto questo ha senso
 se qualcuno non pensa, non dice
 e non sente insieme a me)

mercoledì 11 gennaio 2012

Siamo alla prevendita...

La versione riveduta e ampliata dei pensieri e delle poesie del mio blog sono stati raccolti in un libro, "La vita scorre di lato", che è in prevendita sul sito di AltroMondo Editore.

C'è un accordo con l'editore per il quale è necessario raggiungere la cifra di 60 copie ordinate per avviare la produzione, stampa e distribuzione vera e propria del libro. In sostanza si tratta di pre-acquistare una copia che verrà spedita al raggiungimento delle 60 copie ordinate in totale.

la "preview" del libro (la grafica in realtà non è ancora stata concordata) e l'eventuale possibilità di fare l'ordine sono disponibili a questo link

http://www.altromondoeditore.com/shop/home/detail/975

se eventualmente potete, nel vostro piccolo, farmi anche un po' di pubblicità... ;-)


giovedì 5 gennaio 2012

Tutto sospeso

E' tutto ancora sospeso in questo inizio d'anno 2012. L'anno è iniziato ma ho l'impressione che le cose non abbiano ancora iniziato ad accadere. Forse perché sono ancora i primi giorni, ancora c'è l'euforia delle feste, ancora si naviga a vista in queste acque sotto costa, con la riva ancora ben visibile, a portata di mano, sicura. Qualche onda si è già fatta sentire, le onde dell'inizio, quelle che ti spingono un po' e danno la direzione. Per me è iniziato tutto con delle onde molto interessanti che mi hanno portato un nuovo lavoro, o meglio, più che nuovo, stabile. Conferme. Domande anche: mai rimanere senza domande, senza dubbi, si perderebbe il senso del viaggio, della ricerca, del sapere che più in là c'è altro.

Ma non ci sono solo cose nuove, ci sono anche vecchie conoscenze che nonostante tutto continuano a rimanere in parte sconosciute, misteriose quel tanto che basta da mantenere sempre qualcosa di nuovo da scoprire. E' quella parte di passato che non ti abbandona mai, che non ha una fine temporale, che ti segue sempre e che serve a riempire i temporanei vuoti di novità. E tutto quindi risulta essere sempre sospeso nella sua non completezza, intesa come mai completa conoscenza. Non parlo di formule matematiche, definite dalla loro enunciazione, o delle misure di un oggetto che freddamente ne definiscono i confini, i limiti. Siamo su un altro livello, dove la razionalità fatica a riempire le lacune, i vuoti. Molto spesso si resta sospesi tra cuore e anima, a cercare risposte che a volte le sole parole non possono descrivere, almeno non in modo completo. In alcuni casi si resta senza interlocutori, qualcuno con cui confrontarsi, magari solo temporaneamente, ma quel tanto che basta per lasciare qualcosa in sospeso, che non trova risposta.

Siamo nel territorio di Cuore e Anima, dove le forme non hanno forma perché si adattano, si integrano, si completano, anche nel loro mutare con il tempo. Dove non ci saranno mai un "tondo" e "quadrato" perché sarebbero sempre uguali a se stessi, sempre totalmente diversi tra loro.

E' iniziato un nuovo tempo, che si porta dietro le domande del passato, che probabilmente diventeranno parte delle domande del futuro. Tutto è ancora indistinto e aggiungo "fortunatamente indistinto", da scoprire un po' alla volta, comprendendo i perché di oggi, guardando ai perché di domani, lasciando che sia anche la casualità, la non determinabilità delle onde che ci spingono, a stabilire un po' la rotta da seguire, sospesi tra il mutare delle forme che ci circondano.