domenica 20 novembre 2011

Quante volte

Vedi quante volte chiedi
quante volte dici 
che non ce la fai più.
Vedi quanto spesso temi 
che il sogno tuo finisca adesso
e con lui finisca tu.

Vedi come sei convinta
quando senti che ciò che fai
viene su dal cuore. 
Vedi come sei paziente
quando un altro sente
che ad aiutarlo ci sarai sempre tu.

Prendi per mano l'infinito
di questo tuo piccolo cuore
fagli attraversare il mondo,
prendi per mano le tue piccole speranze
che faranno diventare veri
i grandi sogni che riempiono i tuoi pensieri.

Frammenti

Negli attimi in cui manca quel respiro,
in cui manca una piccola certezza
che aiuta a fare il passo successivo,
per portare un po' più avanti il tempo.

In quei momenti che vivi all'ombra dei pensieri
che pesano come il sasso
che riempie la mano di un bambino
nei lunghi giorni amari del silenzio.

Lì nell'ultimo tuo spazio che vuole luce
puoi trovare un frammento della gioia
che sempre ti accompagna, che mai chiede
che solo vuole essere libera con te.

Background & Foreground


Ci sono cose, persone, eventi, che restano sullo sfondo e formano il tessuto, la trama e ci sono cose, persone, eventi che stanno in primo piano, noi stessi, che siamo i ricami della nostra vita e spesso di parte delle vite degli altri, con i quali in qualche modo comunichiamo, non solo a parole, non solo con la nostra presenza. I mezzi spesso contano poco, secondo me non dovrebbero proprio contare: ci sono solo strumenti che permettono di ridurre le distanze, di qualunque natura esse siano.

Non sono un esperto di comunicazione sociale, nemmeno uno psicologo che si occupa delle implicazioni dei nuovi mezzi di comunicazione sulla socialità dell'essere umano, però come molti di voi utilizzo alcuni di questi nuovi strumenti. Che siano telefoni cellulari, smartphones, applicazioni come skype, twitter, facebook, non credo faccia molta differenza. Notavo però che vecchi detti come "la storia si ripete", "dovremmo imparare dal passato" e simili, ancora non hanno compiuto la loro opera di "educazione sociale" consistente nel far capire a molte persone che probabilmente stanno facendo gli stessi errori che sono stati fatti in passato. Niente di grave ci tengo a precisare, ma ai nostri giorni fanno parecchio sorridere affermazioni fatte da personaggi di un tempo che di fronte alle "nuove tecnologie" di allora come telefoni, televisori, personal computer, se ne sono usciti più o meno tutti esprimendo lo stesso dubbio: "ma a chi mai potrà interessare questa cosa?".

I miei figli sorridono un po' increduli quando racconto loro che ai miei tempi (nemmeno tanto passati) non c'erano cose come cellulari, dvd, playstation, internet; spesso pensano che li stia prendendo in giro ma a quel punto gli faccio notare che i fumetti dei Puffi li leggevo quando avevo 5-6 anni e che non si devono tanto vantare che sia un prodotto del loro tempo. Increduli, continuano a pensare che li stia prendendo in giro. Ma torniamo ai nuovi mezzi di comunicazione, già bollati come strumenti di falsa socialità, piuttosto di a-socialità. Io penso che gli unici che possano andare incontro a problemi causati da un uso non corretto di questi strumenti siano quelli, come me, che hanno vissuto il "prima", e che in questo "dopo" si sentono tanto minacciati da riesumare l'antica caccia alle streghe. I ragazzi di oggi, che in ogni caso non vanno assolutamente abbandonati a loro stessi, nascono già immersi in una realtà che per loro è la loro normalità, non c'erano prima e quindi non possono essere prevenuti nei confronti di qualcosa che per loro esiste da sempre. Vanno comunque educati, come in tutte le cose, così come gli si insegnano i pericoli della strada, così come gli si insegna, nei limiti del possibile, a distinguere tra bene e male, è giusto che vengano istruiti dai possibili pericoli derivanti dall'uso di questi nuovi strumenti di comunicazione; ripeto, educazione all'uso, non divieto: ricordatevi che sono piccoli, ma sono italiani, ce l'hanno nel sangue, nella genetica, la propensione o la tendenza ad aggirare i divieti.

Rimane il fatto che questi nuovi mezzi di comunicazione permettono di mettere in comunicazione persone distanti tra loro o che in determinati momenti non potrebbero sentirsi, o che semplicemente usano un modo alternativo a tanti altri, come tanti altri, per sentirsi, per tenersi in contatto. Da parte mia posso solo ringraziare per applicazioni come facebook e skype, che negli ultimi due anni mi hanno permesso di entrare in contatto con persone delle quali altrimenti non avrei saputo nemmeno dell'esistenza e, col senno di poi, devo dire che il pensiero che avrei potuto perdere questa bellissima occasione mi rende molto triste. Alcune di queste persone sono entrate nella mia vita in punta di piedi, all'inizio, ma ora sono per me un bene insostituibile, anche se sono geograficamente lontane, anche se ho poche occasioni di incontrarle... ma ci sentiamo spesso. Dopo un anno passato a dialogare quasi (sottolineo quasi) ogni sera con una carissima amica che vive in un'altra nazione non posso pensare o dire che sia solo una cosa passeggera, un semplice contatto digitalmente evanescente. Abbiamo avuto l'occasione di vederci di persona qualche mese fa e tra un po' ci rivedremo di nuovo, ma questo incontrarci aggiunge solo qualcosa in più alla bellissima amicizia che nel frattempo si è creata e anche se lontani in questi mesi abbiamo vissuto insieme gioie e dolori reciproci, esattamente come farebbero dei buoni amici "vicini". Un saluto a te anche dalle colonne di questo blog, Voce-da-lontano e Amica-da-vicino.