lunedì 26 dicembre 2011

Ama

Ama e non solo 
quel tanto che basta
non solo quel poco o quel tanto che vedi
ama tutto di chi ti è vicino,
senza pretese, senza confini,
ama la notte chi amerai nel mattino.

Ama e conosci,
per esser più vero.
per far capire gli errori
e per comprendere il senso
perché è così che l'amore ama
e non per questo sarà meno intenso.

Ama la luce che c'è nei suoi occhi
anche nei giorni che son chiusi fuori,
Ama il silenzio dei vostri racconti,
ama ogni spazio che c'è tra i vostri cuori.

giovedì 22 dicembre 2011

Prenderò


Prenderò quello che il tempo
nel suo silenzioso respiro
giorno dopo giorno
mi vorrà donare.

Prenderò fiato osservando

per capire quello che c'è
sopra e intorno al mondo
e capire quello che non è.

Prenderò un piccolo frammento

delle anime che mi circondano,
per portarlo con me anche domani
e nel giorno dopo ancora, sempre avanti.

Lascerò che tutto sia meraviglia

per osservare tutto da vicino
senza mai pretendere di sapere
per non perdere il senso del divenire.

domenica 20 novembre 2011

Quante volte

Vedi quante volte chiedi
quante volte dici 
che non ce la fai più.
Vedi quanto spesso temi 
che il sogno tuo finisca adesso
e con lui finisca tu.

Vedi come sei convinta
quando senti che ciò che fai
viene su dal cuore. 
Vedi come sei paziente
quando un altro sente
che ad aiutarlo ci sarai sempre tu.

Prendi per mano l'infinito
di questo tuo piccolo cuore
fagli attraversare il mondo,
prendi per mano le tue piccole speranze
che faranno diventare veri
i grandi sogni che riempiono i tuoi pensieri.

Frammenti

Negli attimi in cui manca quel respiro,
in cui manca una piccola certezza
che aiuta a fare il passo successivo,
per portare un po' più avanti il tempo.

In quei momenti che vivi all'ombra dei pensieri
che pesano come il sasso
che riempie la mano di un bambino
nei lunghi giorni amari del silenzio.

Lì nell'ultimo tuo spazio che vuole luce
puoi trovare un frammento della gioia
che sempre ti accompagna, che mai chiede
che solo vuole essere libera con te.

Background & Foreground


Ci sono cose, persone, eventi, che restano sullo sfondo e formano il tessuto, la trama e ci sono cose, persone, eventi che stanno in primo piano, noi stessi, che siamo i ricami della nostra vita e spesso di parte delle vite degli altri, con i quali in qualche modo comunichiamo, non solo a parole, non solo con la nostra presenza. I mezzi spesso contano poco, secondo me non dovrebbero proprio contare: ci sono solo strumenti che permettono di ridurre le distanze, di qualunque natura esse siano.

Non sono un esperto di comunicazione sociale, nemmeno uno psicologo che si occupa delle implicazioni dei nuovi mezzi di comunicazione sulla socialità dell'essere umano, però come molti di voi utilizzo alcuni di questi nuovi strumenti. Che siano telefoni cellulari, smartphones, applicazioni come skype, twitter, facebook, non credo faccia molta differenza. Notavo però che vecchi detti come "la storia si ripete", "dovremmo imparare dal passato" e simili, ancora non hanno compiuto la loro opera di "educazione sociale" consistente nel far capire a molte persone che probabilmente stanno facendo gli stessi errori che sono stati fatti in passato. Niente di grave ci tengo a precisare, ma ai nostri giorni fanno parecchio sorridere affermazioni fatte da personaggi di un tempo che di fronte alle "nuove tecnologie" di allora come telefoni, televisori, personal computer, se ne sono usciti più o meno tutti esprimendo lo stesso dubbio: "ma a chi mai potrà interessare questa cosa?".

I miei figli sorridono un po' increduli quando racconto loro che ai miei tempi (nemmeno tanto passati) non c'erano cose come cellulari, dvd, playstation, internet; spesso pensano che li stia prendendo in giro ma a quel punto gli faccio notare che i fumetti dei Puffi li leggevo quando avevo 5-6 anni e che non si devono tanto vantare che sia un prodotto del loro tempo. Increduli, continuano a pensare che li stia prendendo in giro. Ma torniamo ai nuovi mezzi di comunicazione, già bollati come strumenti di falsa socialità, piuttosto di a-socialità. Io penso che gli unici che possano andare incontro a problemi causati da un uso non corretto di questi strumenti siano quelli, come me, che hanno vissuto il "prima", e che in questo "dopo" si sentono tanto minacciati da riesumare l'antica caccia alle streghe. I ragazzi di oggi, che in ogni caso non vanno assolutamente abbandonati a loro stessi, nascono già immersi in una realtà che per loro è la loro normalità, non c'erano prima e quindi non possono essere prevenuti nei confronti di qualcosa che per loro esiste da sempre. Vanno comunque educati, come in tutte le cose, così come gli si insegnano i pericoli della strada, così come gli si insegna, nei limiti del possibile, a distinguere tra bene e male, è giusto che vengano istruiti dai possibili pericoli derivanti dall'uso di questi nuovi strumenti di comunicazione; ripeto, educazione all'uso, non divieto: ricordatevi che sono piccoli, ma sono italiani, ce l'hanno nel sangue, nella genetica, la propensione o la tendenza ad aggirare i divieti.

Rimane il fatto che questi nuovi mezzi di comunicazione permettono di mettere in comunicazione persone distanti tra loro o che in determinati momenti non potrebbero sentirsi, o che semplicemente usano un modo alternativo a tanti altri, come tanti altri, per sentirsi, per tenersi in contatto. Da parte mia posso solo ringraziare per applicazioni come facebook e skype, che negli ultimi due anni mi hanno permesso di entrare in contatto con persone delle quali altrimenti non avrei saputo nemmeno dell'esistenza e, col senno di poi, devo dire che il pensiero che avrei potuto perdere questa bellissima occasione mi rende molto triste. Alcune di queste persone sono entrate nella mia vita in punta di piedi, all'inizio, ma ora sono per me un bene insostituibile, anche se sono geograficamente lontane, anche se ho poche occasioni di incontrarle... ma ci sentiamo spesso. Dopo un anno passato a dialogare quasi (sottolineo quasi) ogni sera con una carissima amica che vive in un'altra nazione non posso pensare o dire che sia solo una cosa passeggera, un semplice contatto digitalmente evanescente. Abbiamo avuto l'occasione di vederci di persona qualche mese fa e tra un po' ci rivedremo di nuovo, ma questo incontrarci aggiunge solo qualcosa in più alla bellissima amicizia che nel frattempo si è creata e anche se lontani in questi mesi abbiamo vissuto insieme gioie e dolori reciproci, esattamente come farebbero dei buoni amici "vicini". Un saluto a te anche dalle colonne di questo blog, Voce-da-lontano e Amica-da-vicino.

mercoledì 7 settembre 2011

Osservarti

 (tanti auguri Elena)


Osservarti da vicino
sentire la presenza del tuo cuore,
vedere nel sorriso più sincero
uscire tutto il bello che c'è in te.

Guardarti mentre passi qui vicino
col tuo passo che segna il tuo cammino,
incerto in qualche istante della vita
ma pronto a ritrovar la giusta strada.

Un abbraccio, un semplice contatto,
un ricordo da portar nella memoria,
per te, per il tuo essere speciale,
viva in ogni istante del tuo tempo.

mercoledì 13 luglio 2011

Lieve

Lieve come neve che si adagia
attendi il tuo prossimo respiro,
vita che ti scorre dentro.

Leggera come i pensieri della sera
che non vogliono pesare sui ricordi,
echi del giorno ormai andato,

resti sospesa ad aspettare,
ad ascoltare quello che non è stato detto
onda di un silenzio ancora ignoto.

Rara nella semplice bellezza di uno sguardo,
che scende dentro all'anima a cercare
un angolo di cuore senza tempo,

per far del tempo andato quel ricordo
che suona leggero come neve,
lieve nel posarsi sopra al mondo.

giovedì 7 luglio 2011

Talenti

Non dico che la filosofia di "Yes Man" sia quella giusta. Mi sono domandato spesso se sarei in grado di dire sempre di sì in ogni situazione e sono giunto alla conclusione che no, non ci riuscirei. Però mi sono anche accorto di quante occasioni probabilmente ho perso in passato per non aver detto qualche sì in più, sempre frenato da presunte inadeguatezze di carattere e capacità. Frenato da quel sottile timore del "buttarsi" sorvolando momentaneamente i territori della fiducia senza riuscire a vedere o capire bene quanta ce ne fosse. Eppure... eppure... un giorno ho detto un sì, molto alla cieca, con molti dubbi perché era come se stessi vendendo la pelle dell'orso senza averlo ancora preso. Ho preso i miei rischi, un po' ho bluffato, ma è stato uno dei più bei sì che abbia mai detto da diverso tempo a questa parte. Un sì che mi ha introdotto in una nuova realtà lavorativa che con il passare dei mesi si è rivelata molto interessante e piena di soddisfazioni, mie e di chi mi ha dato fiducia.

Ci pensavo proprio in questi giorni, anche perché proprio in questi giorni mi sono state offerte delle prospettive interessanti per il prossimo futuro... tutto legato a quel "sì", due lettere, una parola che può avere conseguenze veramente inaspettate a volte.

E pensare che subito mi ero tirato indietro, mascherato dietro ad un "non credo di essere all'altezza" ma dentro di me dicevo "però mi piacerebbe". Ecco. Non fatelo mai. Se dentro di voi sorge spontaneo quel "mi piacerebbe" lasciate perdere qualunque considerazione successiva: il desiderio e il pensiero di poter fare qualcosa che piace vi farà andare oltre i comprensibili dubbi iniziali. Ho sempre avuto molto rispetto per i talenti che andrebbero sempre coltivati, qualunque essi siano, in qualunque situazione: sono convinto che solo per il fatto di essere "talenti" possano aiutare tantissimo. Fidatevi. Non tanto di quello che sto dicendo ma di voi stessi. Il talento, in quanto tale, aiuta all'inizio, il tempo viene in aiuto dopo. La fiducia è una questione di cuore più che di mente e per fidarci di noi stessi dobbiamo volerci molto bene. Fidatevi dell'entusiasmo, dei "mi piacerebbe tanto" che sentite dentro. Anche io devo imparare a fidarmi di più dei complimenti di chi mi sta vicino, anche se a volte sembrano esagerati oppure rivolti a cose che ritengo "normali": se ci viene fatto un complimento vuol dire che qualcosa ha colpito il nostro interlocutore e come lui probabilmente molti altri potrebbero esserne colpiti. Non si dovrebbero sottovalutare le nostre "normalità", potrebbero essere molto più speciali di quello che pensiamo. Forse dovremmo diffidare di più delle nostre "specialità", o di ciò che crediamo una specialità, soprattutto quando pretendiamo troppo da esse.

E' il continuo gioco degli equilibri... ma ogni tanto serve anche sbilanciarsi un po', per poter trovare poi un nuovo equilibrio. Più stabile del precedente? Può darsi. Diverso? sicuramente sì. Se non si rincorrono i sogni di loro rischiano di rimanerci solo inutili frammenti.

Immenso Mare


Senza soffermare troppo i tuoi occhi
osserva il cielo questa notte
osserva nel nero di questo immenso mare
quante piccole luci, quanti piccoli fuochi.

Quante volte hai guardato cercando di capire
cercando un senso in quei mondi in divenire
quante volte avresti voluto toccare
anche uno solo di quei lontani sogni

e portarlo più vicino, vicino per vedere
per scoprire se fosse simile al tuo cuore
goccia di un grande e misterioso mare
per calmare la sete che hai di te.

lunedì 18 aprile 2011

Comunque sei

Sei nell'attimo che scorre tra gli sguardi,
istante unico del tuo essere speciale,
qui e al di sopra di ciò che vedo da vicino,
quel lontano da dove si percepisce il tutto.


Sei il secondo di silenzio tra il pulsare del tuo cuore,
battito di un'anima, vita nelle storie del tuo mondo.
Sei dovunque ti conduca il tuo pensiero,
immagini e ricordi di un tempo mai passato.

Resto qui, un passo indietro ad osservare,
semplice rispetto del tuo essere vitale,
misura di un ritrovarsi a volte,
quando l'esserci mai non passa oltre.


Sei sempre tu anche quando nel silenzio chiedi,
e sempre nel silenzio quel che cerchi ottieni.
Sei nei passi che si sentono di notte tutto intorno,
sei alba, sei stagione, sei tempo di ritrovo.

domenica 27 marzo 2011

La vita scorre di lato

Ci deve essere una sorta di magia in giro, nascosta, una speciale alchimia, che rende l'incontro tra due persone una cosa unica. Naturalmente tutto è un po' unico nella sua essenza, ma a volte c'è qualcosa di più, che va oltre l'apparenza e la razionalità, che sfugge al nostro desiderio di comprensione, di definizione. Vi siete mai chiesti perché l'uomo ha questa innata tendenza a voler dare un nome a tutto? a voler sempre definire le cose che vede all'interno di schemi? un profondo desiderio di conoscenza? Può essere una spiegazione plausibile, ma dietro a tutto, in fondo in fondo, è la paura dell'ignoto che ci spinge a fare questo. Desiderio di dare forma e nome a tutto.

Ecco che allora quando qualcosa sfugge alle definizioni i risultati sono imprevedibili e dipendono da come le persone si pongono di fronte a questo. In questa situazione "critica" la razionalità parte già sconfitta e di conseguenza risulta sconfitto chi confida solo in essa, perché l'essenza del "dare un nome", del "definire" le cose è figlia del pensiero razionale e cosciente dell'individuo, ma in alcune situazioni non c'è razionalità che tenga. Oltre al capire, al definire, all'incasellare entro limiti precisi c'è invece il "sentire", quella percezione inspiegabile che ci accompagna dall'alba dei tempi, quella che permetteva ai nostri antenati di sopravvivere anche quando nulla poteva far presagire qualche pericolo.

Qui non c'è mente che possa spiegare, ci sono solo cuori che "sentono", che sentono attraverso un processo altrettanto inspiegabile quanto il "sentito". In una parola emozioni, che non andrebbero sottovalutate o sminuite, perché in esse si nasconde quella parte straordinaria, non razionale, che completa ogni essere umano, figlio della ragione e di quella scintilla di un "non so che" che lo rende unico e irripetibile. La conoscenza, intesa come acquisizione di informazioni e nozioni è alla portata di tutti: da questo punto di vista potremmo essere tutti uguali o ugualmente identificabili. Quello che ci rende diversi è come tutto questo viene vissuto e filtrato, come viene trasformato in sentimenti e da qui trasmesso a chi ci sta vicino: qui sta l'unicità, qui nasce la "magia" delle intese, l'alchimia di combinazioni uniche di sentimenti.

Così si può stare affacciati alla finestra e semplicemente osservare l'esterno, oppure accorgersi del rumore dei piatti che vengono lavati in una casa vicina, ragazzini che ridono e giocano, una risata che si alza improvvisa dalla strada, un bimbo che piange. E non intendo il semplice sentire, ma l'accorgersi che qualcosa intorno a noi sta succedendo, l'attenzione a piccole e grandi cose che ci circondano, perché a volte è proprio da queste piccole grandi cose che possiamo perdere o meno la possibilità di fare delle esperienze uniche e irripetibili, dare un compimento, un senso che non sia solo ragionamento a tutto quello che di noi è stato, che abbiamo vissuto e cerchiamo in questa vita che ci scorre di lato.

martedì 15 marzo 2011

Mentre canti la passione

Ti vedo mentre canti la passione
di quello che tu solo puoi sentire,
comprendo anche il tuo lento divenire,
il sentirti ogni giorno un po' più vera.

E quando scende lieve il manto della sera,
sui pensieri che di giorno hanno giocato
a nascondersi come i bimbi nel cortile,
ritrovi uno alla volta tutti i volti,

tutti i cuori di chi sa esserti vicina
in ogni tuo momento, anche se triste,
e ti accompagna col silenzio del pensiero
o con quel poco dire che sempre è il più sincero.

In quel tuo angolo di mondo oltre il cielo
oltre il mio orizzonte illuminato,
ti immagino mentre canti la passione,
di quello che solo con il cuore tu hai sentito.

venerdì 4 marzo 2011

Il senso di tutto ciò che è stato


Osservo un'immagine distorta 
di quello che dovrebbe essere chiaro
la osservo attraverso gli occhi stanchi
di chi ha messo un po' da parte il sentimento.


E tutto questo accade in un momento
così fragile e pieno di domande,
così assurdo nel suo essere normale
che il mio pensiero scivola nel niente.


Eppure c'è, di questo son sicuro,
c'è un piccolo silenzio ma importante,
quel detto ma non detto che si sente
solo quando arrivi in fondo al cuore.


E' lì che fai chiarezza, in quell'istante
che ti lascia solo ad ascoltare,
e il senso di tutto ciò che è stato
fa sorridere i tuoi giorni nuovamente.

lunedì 7 febbraio 2011

Essere sale



Non so quanti di voi siano credenti, ma ci sono molti messaggi del Vangelo che al di là dell'aspetto spirituale, sono sicuramente adattabili alla realtà quotidiana e alla vita di ognuno. Oggi una lettura della messa proponeva l'espressione "voi siete sale della terra", una di quelle frasi che può essere letta a vari livelli ma che di fondo ha un messaggio molto semplice: essere come il sale per dare sapore a quello che ci circonda. Ci stavo pensando oggi, stavo pensando a quante volte immaginiamo di fare qualcosa di eclatante, che possa lasciare un segno importante, magari senza però mai riuscirci veramente e quante volte invece piccole azioni, semplici, diventano invece qualcosa di molto importante per qualcuno, perché gli fanno ritrovare un po' di sapore nelle cose che fa.

Immagino futuri sereni e radiosi per i miei figli, chi non li vorrebbe, ma poi alla fine una carezza fatta al momento giusto è quello che basta per ridare un po' di fiducia, per fare sentire una vicinanza che dia a loro forza. E sono sicuro che questo accade in molti altri luoghi del nostro sociale, nel lavoro, con gli amici. Una parola a volte, un sorriso, una pacca sulla spalla e chi ci sta di fronte riacquista un po' di se, del sapore della giornata.

Difficile essere sale da soli: il sale da solo non è un gran ché da mangiare, sempre che non siate delle capre ovviamente. Il sale serve solo nella giusta dose, se è troppo poco non rende, se è troppo dà fastidio: solo nella giusta misura riesce a dare sapore, non a sé stesso ma quello che lo circonda. Un buon sugo, un buon condimento, un buon arrosto, la pasta fatta come si deve: metteteci gli ingredienti più fantasiosi e accattivanti ma se sbagliate la misura del sale tutto finisce nella piattezza dell'insipido o nel pungente contrasto dell'eccessivo salato. Così piccolo e così povero come il sale, ma così importante è il suo apporto nel quotidiano. Siamo sale e non lo sappiamo, o non ci pensiamo spesso; sale delle vite altrui, quello che rende più piacevole la vita a qualcuno che ci sta vicino; è lo stesso discorso che si potrebbe fare sul fatto di non potersi aiutare da soli e non tiratemi fuori la domanda sul detto "aiutati che il ciel ti aiuta"... quanti di voi riescono ad aiutarsi sempre da soli? E non mi riferisco solo a momenti importanti o drammatici della vita: il detto si riferisce solo al renderci disponibili a voler andare avanti, ma il sapore, il buon sapore di quello che facciamo ci viene solo se attorno a noi c'è qualcuno, in modo reciproco ovviamente.

Filosofia spicciola del sale. Quanto sapore può dare un piccolo granello di sale? Quanto sapore può dare un piccolo granello di noi? Non togliamoci i grandi obbiettivi, ma credo che la loro realizzazione inizi dalle piccole cose, quelle per le quali di solito abbiamo poca attenzione. Allora domani la carezza che farò ai miei figli svegliandoli sarà molto più attenta, perché possa dare più sapore alla loro giornata. Il saluto al collega di lavoro sarà più cordiale, perché forse domani ne avrà più bisogno, anche se non lo posso immaginare.