sabato 15 maggio 2010

Questione di equilibrio

Sto passando un periodo incasinato, vorrei equilibrio ma non lo trovo. Mi ero sposato con l’idea di invecchiare al fianco di mia moglie e invece da quattro anni vivo da solo e sto aspettando il prossimo 23 giugno per l’udienza di separazione. Almeno i bimbi, tutto sommato, nel male l’hanno presa abbastanza bene. Ultimamente il lavoro non va bene, praticamente non c’è e in mezzo a tutto questo bisogna restare in equilibrio. Bastava una vita a triangolo equilatero, a parallelogramma, una qualsiasi figura piana regolare e il punto di equilibrio si trovava senza tanti problemi. Invece no. Mi trovo a cercare di stare in equilibrio su una cosa senza perimetro o forma. Pure un po’ sghemba.

L’equilibrio non è una condizione statica, altrimenti non dovrebbe essere mantenuto. Ci vuole proazione, ed è quella che mi frega: fai una cosa in un senso e ti sbilanci, la fai da un’altra parte e ti sbilanci: datemi un po’ di tempo per trovare equilibrio e il resto per meravigliarmi del mondo che mi circonda. Ma i miei occhi sono fuori allenamento. Non perché dopo una vita passata davanti agli schermi dei computer un po’ ne risentono, parlo di allenamento nell’osservare le cose. Vorrei avere la prontezza e la profondità di osservazione di Vale, per capire soprattutto se qualcosa che ho visto di recente va oltre la normale, superficiale osservazione, oppure no; perché se mi sono sbagliato vabbè, morta lì, altrimenti non ci sto facendo una gran bella figura. Mannaggia. Un altro scossone all’equilibrio di questa cosa che ci scorre tra le dita come una corda: la puoi guidare ma se la stringi troppo ti sega le mani.

Einstein diceva che Dio non gioca a dadi, non fa le cose a caso. Mi fido, ma non perché l’ha detto Einstein. Questa vita me l’ha data Dio e l’ha fatta proprio per me, un piccolo tassello negli equilibri dell’universo, della vita e di tutto il resto. Ho visto Dio almeno tre volte, negli occhi di tre creature appena uscite dal grembo della loro madre. Mi ha guardato dal suo infinito dritto nell’anima, attraverso degli esserini così piccoli, ma per loro natura già parte di un mistero grandissimo.

In questi ultimi mesi ho visto occhi che mi hanno portato via l’anima. Per un attimo. Poi me l’hanno ridata e non ho ancora capito se c’è tutta, o un po’ di meno. Forse di più. Lo spero proprio, ne ho tanto bisogno. E comunque un po’ di meno o un po’ di più alla fine portano alla stessa conseguenza: cambia la mia consistenza, si sposta il baricentro e tutto torna ad essere ancora una volta una questione di equilibrio.

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