domenica 23 maggio 2010

Freddo

Freddo.
Più o meno metà gennaio 2010. Un freddo gennaio.
Bella da vedere la neve, ma muoversi per la città dopo una nevicata può diventare un problema. Per lo meno nei giorni scorsi c’era il sole. Oggi la pioggia è tornata a farci visita. Pare voglia portarsi via gli ultimi residui di neve che, abbarbicata alla sua gelida esistenza, sta resistendo qua e là imperterrita fin dalla nevicata di Capodanno.

Freddo.
Devo uscire, non mi piace ma devo farlo. Ho già abbastanza freddo dentro, sentirne anche fuori non è quello che desidero di più. Sul marciapiede si affrettano e si incrociano rari passanti, imbacuccati nei loro cappotti, riparati sotto ad ombrelli che oltre a fare da schermo alla pioggia un po’ tolgono la visuale rispetto a chi sopraggiunge dalla direzione opposta: frettolosi, infreddoliti, solitari passanti. Le automobili sono invece più numerose, nel loro costante transito: ormai è buio e si notano soprattutto i fari accesi, occhi che scrutano le ombre del crepuscolo. Rumori di motori nel buio.

In certi momenti si desidera più di ogni altra cosa un abbraccio.
Calore.
Appartenenza.
Mi piacerebbe fermarmi e abbracciare il primo che passa. Chissà cosa direbbe. Lo farei proprio volentieri. Oggi per me il contatto fisico ha assunto un significato importante: tenere qualcuno per mano, anche per ore senza mai stancarsi. Due mani che si intrecciano l'una nell'altra, che si scambiano calore, sensazioni. Due corpi che si avvicinano con un abbraccio, sentire il respiro vitale dell'altro che spinge contro il mio petto. Sarebbe bello adottare anche da noi la giornata dedicata agli abbracci: perfetti sconosciuti che si incontrano per strada e  scambiano un po' di sé stessi, della propria intimità. Io per troppo tempo ho sbagliato a non scambiare me stesso, purtroppo sbagliavo senza saperlo, ma sbagliavo. Mai dare nulla per scontato in amore: non vuol dire che va sempre tutto bene solo perché si sta insieme a qualcuno. Lo scambio arricchisce. Qualcosa di mio diventa tuo e viceversa. Non era facile per me però, non ero mai stato abituato a questo e le conseguenze sono state di quelle che gelano l'anima.

Un po' di pioggia anche per me allora, che lavi via la neve in superficie e un po' di calore che sciolga la crosta di ghiaccio dal di dentro. La pioggia intanto c'è. E' fredda. Inzuppa i miei pensieri lasciandoli grondanti e pesanti come dei panni da lavare.

Sotto la pioggia di queste fredde giornate invernali tutto si intristisce, però allo stesso tempo mi fa pensare al calduccio di casa, con plaid, tazzone di tè caldo e qualcosa da leggere: “mens sana in corpore caldo“… perdonate la licenza, ma con i piedi gelati un buon libro non lo si gusta proprio.
Nemmeno i sentimenti si apprezzano molto con un cuore gelato.
A volte fa più freddo di quello che ci aspettiamo.

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