lunedì 27 dicembre 2010

Quasi notte, quasi giorno


La quasi notte, il quasi giorno
quasi quasi mi guardo intorno
quasi ti vedo quando tu passi
quando i tuoi passi
fanno un po' di rumore.
Come il pensiero
che non ha una sola casa,
come il sentimento
che non ha un solo cuore,
come il vento
che non ha un solo cielo,
anche se non ci sei 
in questo momento,
sei qui,
e io ti sento,
sei respiro del mio tempo,
dentro i miei pensieri,
che attraversi anche il mio cuore,
sei il mio grande cielo.

sabato 18 dicembre 2010

Libera

Amori nell'ombra, Amori nascosti, Amori silenziosi, Amori senza nome...

Guancia contro guancia
nel profumo di una calda estate,
mano nella mano
ad ascoltare i suoni delle fresche notti,
sguardi dentro sguardi
che scendono nell'anima e nei cuori.
E i miei pensieri sopra,
e tu sopra a tutti i pensieri miei.
sopra a tutti gli sguardi che nel mondo
vedono solo quello che non sei.


Un abbraccio è quello che vorrei
come un grido silenzioso,
che illumina i momenti in cui ci sei
nei quali tu sei qui accanto a me
e che lascia come un senso di calore
lì sospeso, ad aspettare, quando te ne vai.
Quando un po' di tutto quello che io sono
se ne viene via con te e ti accompagna
perché quello che desidero di più
è sentirmi libera con te.

sabato 4 dicembre 2010

Freddo - reprise

Il freddo è tornato.
Sta iniziando un nuovo inverno, che però sarà più caldo del precedente, su questo posso esserne certo. Piove, in molti aspettano la neve, ma personalmente ne farei volentieri a meno, almeno qui in città. Sono qui con il mio fido portatile, per consegnare a questo finale d'anno gli ultimi pensieri, le ultime emozioni, intese nel senso temporale del termine: qui le emozioni ed i pensieri stanno ancora all'inizio, ben lungi dall'essere punto di conclusione. L'unica cosa che si conclude è un anno strano ma bello, intenso, importante: dodici mesi fa non avrei scommesso un soldo bucato su quest'anno. Oggi guardo i dodici mesi passati e vedo luce, sorrisi, cuori, anime, persone, ognuna speciale a modo suo.

C'è tanto da imparare tra le parole e gli sguardi, non solo il senso diretto di quello che percepiamo; ci sono gli “spazi tra le righe” che raccontano molto se non di più. Abbiamo affinato fenomenali doti di comunicazione dai tempi dei primi grugniti degli uomini primitivi. Oggi abbiamo anche i social network, versione moderna dei segnali di fumo che si vedono da lontano. Comunichiamo spesso con le dita, ma questo non toglie il piacere di vedersi, anzi, per quanto mi riguarda aumenta il desiderio di condividere la presenza con questi innumerevoli amici di tastiera e quando è possibile si fa.

Il freddo sta tornando ma è solo meteorologia invernale. Oggi sto respirando aria di primavera inoltrata, quel tepore che comincia a   parlare di estate. Parlo con i miei figli e mi perdo nei loro occhi, nei loro giovani pensieri pieni dell'entusiasmo e della sfrontatezza della loro età. Stanno crescendo. Ieri li tenevo ancora in braccio, oggi parliamo di passioni, emozioni, timori. Oggi ci sono abbracci che danno e cercano affetto volontariamente. Oggi ci sono dei “perché” che chiedono risposte  non vaghe. Piccoli che diventano grandi, una delle tante meraviglie che ci circondano, altro da te che però riflettono una parte della tua anima.

E dove sono andati i passanti imbacuccati e le macchine rumorose? Vedo persone che al di là del loro abbigliamento hanno qualcosa da raccontare, anche solo da come  si muovono tra le vite degli altri passanti. Le macchine no, quelle ci sono e sono sempre rumorose, quel rumore che spesso confonde i sensi, quel disturbo che ormai siamo abituati un po' ad isolare ma è sempre presente, come il fischio nelle orecchie.

Non sento più il freddo.
E non è solo questione di essere caloroso di natura. Il freddo dell'inverno quello più meno si fa sentire, è il freddo dei pensieri abbandonati a se stessi quello che non sento più, quei pensieri che non trovano una strada per arrivare agli altri. E' il freddo delle parole non dette, delle cose non fatte. Tutto ciò che poi ti fa pentire di non averlo realizzato. Non nego che a volte ci vuole ancora un maglione un po' più pesante, ma sono momenti circoscritti nel tempo, il tempo necessario per trovare un sorriso o una parola e scaldarsi di nuovo.

Sorridere...

C'è una cosa che mi fa star bene in questi giorni, il fatto di scoprirmi spesso a sorridere. A volte non me ne accorgo subito; solo dopo un po' vengo preso da quella sensazione di avere una espressione un po' ebete stampata in faccia. Allora mi guardo intorno con molta indifferenza, osservando le facce dei colleghi di lavoro intorno a me per cercare di capire se per caso hanno notato qualcosa.
Pensieri diversi. Piccole cose accadute nei giorni precedenti. A volte basta un sms dalle persone giuste, quelle che anche se ti scrivono solo “ciao” in realtà ti stanno dicendo molto di più.

Motivi per sorridere? Alcuni, magari non tantissimi ma essenziali. Il lavoro comincia a muoversi un po' e con esso anche una maggiore consapevolezza che le cose nuove non sono poi così difficili da affrontare come pensavo. Ci sono diverse  persone che si rivolgono a me facendo affidamento alla mia professionalità e, anche se può sembrare strana come considerazione, vi assicuro che questo mi coglie sempre di sorpresa. E dentro sorrido. Perché innegabilmente la cosa mi fa anche piacere e perché a volte devo “barare” un po' per dare delle risposte “professionali” alle domande che mi vengono fatte:  professionale sì, forse, ma mica so tutto. Qualcuno una volta ha detto: «La nostra ignoranza è piena di lacune», credo fosse Einstein, è molto nel suo stile. In ogni caso è una frase che condivido molto, l'ho tenuta sempre ben presente, in moltissime situazioni... la tenessero presente alcune altre persone non sarebbe male.

Poi sorrido perché ci sono delle persone vicine a me che mi fanno stare bene. Alcune anche senza saperlo, altre lo sanno e non perdo occasione per ribadirlo. Queste sono le persone che mi fanno sorridere dentro, quelle che scaldano il cuore. Un pensiero, una parola e sto bene, perché ci sono.
E' grande questa cosa, per me. Io che non ho mai fatto grandi esperienze di amicizia, tranne un periodo negli anni precedenti al matrimonio, ma sono amicizie che si sono raffreddate molto con il tempo. Queste nuove amicizie devo dire che sono nate praticamente per caso, ma hanno un sapore diverso: non c'è il troppo salato dovuto a “condizioni” più o meno imposte, né il troppo dolce dell'opportunismo. Si respira aria pulita, si respira gente semplice e molto interessante.

Ci sono i miei bambini, ragazzi ormai. Loro tre alle prese con le loro età, con il loro ritagliarsi uno spazio, anche con le unghie e i denti se serve e non sempre in senso figurato. Anche loro mi fanno sorridere, mi fanno ricordare quelle cose che allora anche a me sembravano vitali. Adesso che le guardo da una prospettiva molto diversa vengono ridimensionate, non sminuite però. Erano e sono le priorità di quell'età, poi anche loro le rivedranno con occhi diversi. Spero che quel giorno possano sorridere anche loro.

«Libero come il vento. Alto come un albero. Profondo come il mare. Vasto come la mente.»

C'è un sentore di questo in questi giorni, un “tendere a...”, ancora incompleto, ma in movimento. Era da molto tempo che non osservavo con prospettiva, ero abbastanza limitato ad un futuro molto prossimo. Adesso c'è luce che filtra tra il dondolio dei giorni, luce di sorrisi, luce di pensieri e desideri e, perché no, di speranze.

E sorrido anche perché le due persone che mi hanno fatto tornare il sorriso stanno per prendere il treno.

domenica 21 novembre 2010

Ci sono momenti...


Ci sono eventi nella vita che ti fanno fare due passi nell'ignoto, verso qualcosa che non conosci, ma non puoi farci nulla. Ci sono passi che iniziano in modo incerto e malgrado tutto non puoi smettere di farli. Ci sono cose che non puoi scoprire altrimenti, se non facendo un passo più in là del solito... e quando ti trovi lì dove non avresti mai pensato di essere ti volti e ti accorgi che puoi solo andare avanti, perché quello che c'è lì, ignoto e misterioso prima, inizia a mostrare tutto il suo fascino, tutta la sua bellezza, che puoi capire e vivere solo con il cuore.

Ci sono momenti nella vita nei quali si vorrebbe essere padroni della propria strada e delle proprie scelte, ma ci sono anche momenti nei quali tutto questo non è possibile se si è da soli. Potremmo avere vicino tante persone, ma non tutte saranno lì per noi, per darci una mano a fare determinate scelte. Chi parla molto ci stordisce con le parole per distrarci dalle cose importanti. Coloro che stanno in silenzio e sono capaci di guardarci dentro sono quelli che più di tutti possono aiutarci a trovare noi stessi.

C'è un bisogno assurdo di vicinanza, di amicizia, in questi giorni, ovunque. Lo leggo nei discorsi nel web. Sarà l'inverno che si avvicina, desiderio di calore. Io ho la fortuna, in questo momento di avere vicine, più o meno vicine, persone meravigliose, o "meravijose", come direbbe qualcuno e nel frattempo, tra un tasto e l'altro, tra una risata e l'altra che originano a migliaia di chilometri di distanza, continuo a domandarmi cosa sto cercando o chi. Non è ancora tutto chiaro, ci sono diverse zone scure, ci sono domande, dubbi. Non sarà mai tutto chiaro, questo lo so. Ci sono stati però dei segnali, bengala lanciati nell'oscurità. Ci sono delle zone che adesso appaiono più chiare. E' come un gioco di chiaroscuri, come foto in bianco e nero, dove il fascino del soggetto è messo in risalto dalla netta differenza tra quello che si vede e quello che non si vede. Sono le luci e le ombre che creano il mistero, che ti spingono a cercare qualcosa di te e te lo fanno scoprire nell'altro, quello che ti sta vicino anche quando non c'è, colui che sta cercando di scoprire le tue stesse cose.

Ci sono le grandi grida di chi finalmente riesce a venire fuori dal proprio isolamento, dalle proprie ombre. Ma ci sono anche piccole parole, a volte solo sussurrate, piccoli ringraziamenti di chi è riuscito a mettere anche solo un po' di ordine nelle proprie cose, che ha ritrovato magari una passione perduta o assopita, quel po' di serenità che gli mancava. E sono tante queste voci. Ne ho raccolte un po' strada facendo, ne ho aiutata qualcuna. Voci nascoste all'inizio, ma a molte ho potuto dare un volto, un suono. Voci che nascondevano persone che nella loro semplicità erano speciali, ma che gli eventi avevano reso inutilmente complicate.

Si sta avvicinando la fine dell'anno, un anno che normalmente sarebbe stato da cancellare dal calendario, ma che qualcosa lo ha reso invece speciale. Piccole e grandi cose che in questi mesi si sono rincorse, sovrapposte, come se qualcuno stesse facendo un puzzle continuando a mischiare i pezzi, e che hanno un po' alla volta trovato il loro posto: nelle parole, nelle immagini, nei cuori. Molte tessere devo ancora andare a posto, ma si comincia ad intravvedere il disegno finale. C'è il tempo di mezzo. Quello che deve ancora venire e quello che è passato. E non riesco mai a capire se è il tempo che scorre alle mie spalle o sono io che andando avanti lo lascio indietro. La sensazione però è quella del salmone che risale la corrente, con fatica, ma in questo caso non è per arrivare ad una conclusione; è per trovare un nuovo punto di inizio.

Sono trascorsi dieci mesi dal giorno in cui mi hanno portato via il cuore per ridarmene uno più grande e morbido. Mesi fatti di tanti piccoli momenti, gustati con delicatezza. Momenti che non torneranno, lo so, ma che non si dimenticano.

Momenti unici, attimi infiniti.

martedì 16 novembre 2010

Un abbraccio intorno al cuore


Ci sono cose che vengono e cose che vanno. C'è un grande movimento, come un trasloco senza scatoloni pronti. I giorni si accavallano così come i volti, visti e non visti, di chi incontro, di chi sento, di chi mi manca. Ci sono saluti, a volte strette di mano, a volte casti baci, a volte abbracci che scaldano il cuore. Ci sono persone che vorrei travolgere di gioia, ci sono gioie che vorrei condividere con alcune persone, c'è una persona che vorrei tenere in braccio, cullare e coccolare, con la tenerezza più grande del mondo.

Ho visto una foto, uno di quegli scatti di Anna che prende l'anima di chi inquadra e te la mette nel cuore. Ho scritto una poesia guardando quella foto, una sorta di commento alla bravura di Anna, un riassunto della bellezza di Veronica, con il suo viso di bimba curiosa, il suo cuore pieno di passione, il suo sguardo aperto sulle meraviglie del mondo.

Ho incontrato Veronica per darle la poesia, per ringraziarla in qualche modo per la sua parte in questi mesi passati, indipendentemente da come stanno le cose adesso. Ho parlato con lei, dovevo farle capire chi sono e lei mi ha sorriso, dal di dentro, e mi ha abbracciato, con quel suo abbraccio avvolgente che a volte ti travolge, ma che sa essere anche delicato, passionale: un abbraccio intorno al cuore. Il suo "sono molto contenta di conoscerti, grazie di tutto" è ancora lì che produce una dolce eco nei miei ricordi.

Ci sono sogni che si continuano a sognare ma ce ne sono altri che li vedi manifestarsi sotto i tuoi occhi e se gli occhi non sono pronti, se il cuore non è pronto, rischiano di perdersi.

Ho dato volti a foto e avatar, persone squisite nella loro semplicità di cuore e nella loro profondità di pensiero. Amici e amiche, senza restrizioni, senza condizioni. Amici a cui parlare, amici da incontrare, quando è possibile, la non vicinanza si fa sentire, ma quando ci si incontra tutti i luoghi convergono in un solo punto.

Sto guardando la mia mano sinistra che si popola di anelli, tutti con un significato, un altro omaggio come la poesia, più silenzioso ma non meno evidente. Una provocazione? Forse... Un voler essere un po' fuori dagli schemi? Sì. Questi ultimi dieci mesi sono stati pieni di abbracci, virtuali e non, miei e non, sono stati dieci mesi fuori dagli schemi, pieni di provocazioni, di quelle che ti smuovono dentro. Però questi abbracci, il calore, le emozioni, i sentimenti, è tutto qui con me. Un'amica ieri sera chiedeva se tra qualche anno ci ricorderemo ancora di tutto questo, io le ho risposto che più che altro cercherò di non dimenticare, ma di questo sono sicuro.

Ci sono alcune cose nella vita che non si dimenticano, non è possibile, come gli abbracci intorno al cuore.

martedì 9 novembre 2010

Tu


Tu,
nello spazio di un istante,
dove senti ogni battito leggero
del cuore tuo che batte dentro e fuori
e scandisce ogni più piccolo pensiero.

Tu,
che nei tuoi occhi fai passare il mondo,
e il mondo passa e passa ma non vede
che in fondo alla tua anima c'è un mondo
che è ancor più grande e che tutto vede.

Tu,
con lo sguardo che osserva meraviglie,
cose che a volte non sai spiegare,
con lo stupore di una bimba
che altro non desidera se non capire.

Tu,
travolta dal più grande sentimento,
da domande che si intrecciano nel tempo,
che hai saputo guardare l'infinito
dentro ad occhi che dei tuoi son l'altra parte.

domenica 31 ottobre 2010

Il momento di un silenzio



C'è il momento di un silenzio,
di un istante che è sospeso
tra il mio cuore e la ragione,
e che annulla questo tempo
questo tempo che si allunga non so dove.


C'è un momento senza passi,
perché a volte stare fermo
mi da un senso di certezza,
dove invece un movimento
mi potrebbe riportare troppo indietro.


C'è una strada lì davanti
che attende solo di essere percorsa
dai miei sogni in bilico sul tempo
e dai silenzi che mi porto dentro
che conducono il mio cuore altrove.

martedì 26 ottobre 2010

In un pensiero

A volte si ha il privilegio di conoscere persone speciali e una volta conosciute ti domandi dov'erano state fino a quel momento. La naturalezza e la semplicità con le quali ci si relaziona con loro annullano quella distanza che può esserci normalmente nei confronti di chi si conosce da poco, facendole sentire "vicine da sempre".
Elena è una di queste e in una sua serata "silenziosa e pensierosa", come l'ha definita lei, ascoltando il silenzio dei suoi pensieri ho trovato queste parole.


Inseguo in un pensiero
quell'attimo che sfugge
e che rincorro senza sosta,
che nasconde un po' di me.

E cerco di trovare nel silenzio
una parola che risuoni un po' più forte,
che mi guidi quando è buio, quando è notte
e dell'alba mi regali un po' di luce.

Un pensiero dopo l'altro
rimetto insieme gli angoli del cuore,
tra i ricordi e le speranze per domani
ritrovo ciò che avevo abbandonato.

E quando poi ritorno dentro al mondo
mi porto dietro un po' del mio silenzio
un angolo tranquillo in cui lasciare
un po' del tuo ricordo, ad aspettare.

lunedì 20 settembre 2010

Eppure sentire


Mancanza. Assenza.
Quando cominci a sentire un vuoto che pesa. Quando vorresti che i silenzi fossero riempiti con la sua voce.
Esco, per vari motivi, ma il desiderio è quello di tornare a casa, per vedere se è collegata, se è online. Leggere i suoi messaggi pensando a come pronuncerebbe quelle parole.
Sei geograficamente lontana, sei virtualmente vicina, al di là di una manciata di tasti, dietro una foto.

E' strana questa cosa, nuova più che altro, un nuovo modo di sentire la vicinanza di una persona. Ci sono eventi nella vita che mai penseresti potrebbero cambiarti così, ma la cosa più straordinaria è come questi eventi riescano ad unire le persone tra di loro e far diventare amiche persone che fino a ieri non si conoscevano e oggi si sentono come se fossero state unite da sempre. Non dico che l'evento aggregante passi in secondo piano, ma quello che si crea tra le persone ne eguaglia l'importanza.

E i sentimenti non sono da meno. Sono il legame. Dalla semplice amicizia all'amore, sì perché succede anche questo: è inevitabilmente naturale, naturalmente inevitabile e io non posso restare indifferente, relegare tutto in un angolo silenzioso del cuore e fare come se niente fosse. L'ho fatto in passato perdendo probabilmente delle occasioni importanti. C'è una sottile paura delle risposte che mi frena, quel "non so come potrà andare", che non mi fa partire. L'alternativa però è rimanere per sempre con il dubbio: un piccolo dolore è meglio di un eterno struggimento. E' una considerazione semplice, a volte è meno semplice metterla in pratica, ma non è più tempo di farsi troppe domande, più del necessario intendo. In certe questioni la ragione arriva solo fino ad un certo punto, è il cuore che pensa. Soprattutto è importante avere vicino delle persone che, apprezzandoti per quello che sei, possono fare molto per te anche solo con semplici parole.

C'è una distanza non geografica che ci separa cara amica, ma saperti amica, probabilmente un'amica un po' speciale, mi fa comunque sorridere il cuore. Ho parlato con te con sincerità, con il cuore in mano e sapere che tu mi hai ascoltato con altrettanta dolcezza e comprensione per me è stato comunque una cosa molto importante. Probabilmente non sarà mai come avrei sperato, ma...

Ho parlato con Daniela in questi giorni, amica per caso, ma la sento come se fosse una sorella. Ho parlato con lei di alcune cose, dei miei sentimenti, dei miei timori, le ho parlato di te, cara amica. Mi aveva espresso qualche dubbio, in modo molto sincero e aperto e molto sinceramente mi ha anche detto però: "sai Mick, io sono una inguaribile romantica..."


"Eppure sentire
Nei fiori tra l'asfalto
Nei cieli di cobalto - c'è

Eppure sentire
Nei sogni in fondo a un pianto
Nei giorni di silenzio - c'è

un senso di te"
[Eppure Sentire (un senso di te) - Elisa]

martedì 7 settembre 2010

Avrei

Avrei
due o tre cose da dire
nascoste in un angolo della mente.
Vorrei poterle dire
perché c'è troppo silenzio
qui nel mio presente,
ma non ci sei.

Avrei
un sentimento grande
nel profondo del mio cuore.
Vorrei che fosse giorno
per poter vedere il mondo
che si apre nei tuoi occhi,
ma non ci sei.

Avrei
bisogno di essere con te
perché senza non posso stare.
Vorrei poterti guaradre
come si guarda un'alba
con gli occhi della notte,
ma non ci sei.

Avrei
un angolo di cielo
dove portarti in volo.
Vorrei prenderti per mano
e portare in alto i tuoi pensieri
e ritrovare ancora il volto tuo,
là dove tu sei.

venerdì 20 agosto 2010

Luce

Sei tanto,
sei come il vento che ti soffia dentro
che spinge avanti un mondo di passione,
che accompagna con mano ferma chi ti trovi a fianco
a scoprir quel che non spiega la ragione.


C'è un cuore,
che batte dentro, al ritmo del tuo tempo,
che sente quel che il tempo lascia indietro,
e che coglie e che ricorda il primo istante,
il primo sguardo con il quale hai conosciuto.


C'è luce,
che filtra tra lo sguardo ed il sorriso,
che illumina ogni volto che hai vicino,
eterea consistenza di un qualcosa
che nasce dentro e non può restare chiuso.


E' tutto,
è ciò che ti travolge in un momento,
è gioia, è desiderio e anche dolore,
quello che tu doni e che non chiedi
è amore, quello vero, che crea amore.

giovedì 15 luglio 2010

Un Sentimento


E' grande ciò che sento,
immerso nel silenzio che bisbiglia in fondo all'anima
e chiede un po' di luce.
Immagino un pensiero,
un attimo felice che attende a braccia aperte,
e ti conquista sottovoce.


E tu sai quello che penso,
che sei qui nel cuore mio e qui ti tengo,
non sei gioia di un momento,
non sei effimero chiarore
che la notte poi ricopre del suo niente,
e dal buio viene spento.


Non può essere men che Amore,
non c'è altra spiegazione a questo sogno
che riempie ogni minuto,
che riscalda ogni mio giorno
e se anche sei lontana dal mio sguardo
nessun istante mai andrà perduto.

domenica 11 luglio 2010

Solo come amici

E' stato un po' strano parlarti attraverso la chat di skype, noi che bene o male continuiamo a sentirci ogni giorno, a volte anche più volte al giorno. Il fatto è che per me skype e simili sono associati al comunicare con persone geograficamente lontane, con gli amici che ho sparsi in giro per l'Italia. Parlare con te che abiti poco distante da qui è molto particolare, però mi dà modo di sentire le cose più da "amico".

Si parlava del più e del meno, di dubbi, delusioni, interrogativi che prima o poi vengono a tutti e che ci accomunano, più che altro però ti ho lasciata parlare, perché sentivo che in quel momento ne avevi bisogno. Avevi bisogno di qualcuno che fondamentalmente stesse ad ascoltare, non a sentire, ad ascoltare. Non so se da parte tua ci fosse un po' di perplessità, analoga a quella che provavo io, nel fare ciò, ma forse anche tu sapevi di averne bisogno e non ci hai fato molto caso. E' strano pensare a quanto non ci siamo detti in questi anni e a quanto invece ho raccontato di me ad amici e amiche attraverso i tasti del computer: in certi periodi passavo due o tre ore al giorno, per mesi, a raccontare a chi sentivo più vicino cose di me, anche ad aiutare spesso persone che, inaspettatamente per me, venivano a chiedermi aiuto. E' forse questo un mio limite, non sono bravo nei discorsi diretti, arrivo lento sui pensieri, ho bisogno di più tempo per pensare e per rispondere: la tastiera diventa un buon compromesso a volte.

Poi la cosa più strana è successa quando tra i vari discorsi è uscito questo breve dialogo:

- "che fai adesso?"
- "guardo un po' la tivù e aspetto che mi venga sonno. Poi vado a letto e aspetterò di addormentarmi."
- "...e tra un aspettare e l'altro, aspetti pure me che passo a prenderti e ci mangiamo un gelato?"

Non mi sarei mai aspettato di farti un invito del genere. Mi sono colto di sorpresa da solo; mi sono improvvisamente visto nella parte di quello che in qualche modo ci stava "provando". Sorridevo dentro di me, pensando di aver detto una mezza cretinata: invitare la mia ex-moglie a prendere un gelato, così come farebbe un ragazzino con la compagna di classe. E tu mi hai pure detto di sì, anche se in mezzo ad un sacco di dubbi sul fatto che i bambini si potessero svegliare e non trovarti in casa. Ma la serata era ottimale per un gelato, ci stava tutto, anche il fare ogni tanto qualcosa di diverso dal solito.

Gelato e passeggiata. Altri attimi, questa volta non digitali, per raccontarsi altro, perché ad alcuni dubbi e paure potessero essere associate anche le emozioni di una espressione o del tono di voce. Perché ci potesse stare anche un abbraccio che affermasse più "vicinanza" di una sequenza di lettere. Perché ci fosse una spalla dove lievi lacrime potessero confondersi per un po' con un tessuto diverso dalle trame della rete.

Rimangono ancora cose che una chat non può sostituire, emozioni che non possono essere mostrate solo attraverso faccine più o meno buffe. Ci sono momenti che fa ancora piacere riscoprire, anche se solo da amici, ma per questo non meno importanti.

mercoledì 23 giugno 2010

Un bisogno in fondo al cuore


Abbiamo tutti bisogno di un po' di Amore in fondo al cuore, ma non tutti lo sappiamo.

Cerchiamo in continuazione piccole e grandi conferme e a volte le abbiamo lì a portata di mano ma non le vediamo. Alla fine ritorno sempre lì, da un po' di tempo a questa parte, vedere, che è solo il primo passo e molte volte puramente involontario.

Vedere.
Guardare.
Osservare.

Più o meno dicono la stessa cosa, ma c'è differenza, una grande differenza, non tanto nell'oggetto della nostra più o meno volontaria attenzione, ma nel soggetto: noi.
Per vedere non facciamo fatica, basta girare la testa o spostare lo sguardo, volenti o nolenti vediamo un sacco di cose.
Guardare è già diverso, c'è la volontà di farlo, di fissare lo sguardo da qualche parte.
Osservare va più nel profondo, perché aggiunge alla volontà del guardare il desiderio di capire cosa si sta guardando.

Oggi pomeriggio sono uscito, avevo bisogno di spazio e mentre ero fuori mi chiama una persona pensando che fossi a casa.
"Ah, sei fuori... ma ti devi trovare con qualcuno?", mi chiede.
"Assolutamente no", rispondo, "a momenti faccio fatica a trovare anche me stesso..."

Devo fare pratica, non voglio più solo vedermi, devo riuscire ad osservarmi, da vicino, dal di dentro; unire il guardare e il capire, che se non ti capisci come fai a capire gli altri, quello che ti circonda. Stanno cambiando tante cose nella mia vita, i ragazzi crescono, eventi grandi e piccoli portano in continuazione cose nuove da capire e io mi ci trovo in mezzo e più di qualche volta mi sono domandato che cavolo ci faccio qui, in questo momento. Luoghi e momenti. E ci deve essere un senso a questo: ecco io questo senso non voglio vederlo, voglio osservarlo.

Ho anche dei nuovi amici, persone che a loro modo sono speciali, com'è giusto che sia, perché sono entrate nella mia vita in un momento e per un motivo molto particolare. E' con loro che ho cominciato a cambiare il mio modo di osservare le cose, che ho cambiato il mio modo di raccontarle, da quando sono arrivati mi hanno dato nuova luce agli occhi e ai pensieri. Sì, mi hanno fatto scoprire cose nuove di me, com'è accaduto in passato con altre persone, in altri luoghi, in altri contesti. Adesso però ci sono loro e forse è la prima volta che mi auguro che ci siano sempre e non solo per un breve tragitto: ci stiamo insegnando un sacco di cose, con lo sguardo attento e il cuore libero, senza pregiudizi di nessun tipo.

C'è chi si ferma al vedere e vede solo invidia...
C'è chi prova a guardare... ma non capisce... e resta con il dubbio...
Solo chi osserva fa l'esperienza più profonda e coinvolgente...

Abbiamo tutti bisogno un po' d'Amore in fondo al cuore... e c'è un solo modo per trovarlo...

venerdì 18 giugno 2010

Riflessi


Camilla ha fatto delle bellissime foto, soprattutto quelle che hanno come soggetto i riflessi. Foto del nostro mondo, di quello che ci circonda, ma visto attraverso il riflesso nell'acqua. Vediamo le stesse cose ma da una prospettiva e con colori diversi e se poi l'acqua è un po' mossa tutto cambia, muta indistintamente costringendoci a cercare nel ricordo quello che al momento è sottratto alla nostra vista o a domandarci quale sia la visione giusta delle cose, se quella piatta e lineare o quella in movimento.

Siamo così abituati a vedere le cose direttamente che qualunque visione alternativa di solito viene bollata come irreale, non vera. Diffidenza. Televisione e giornali ci parlano di riflessi, anche i libri volendo, perché comunque quello che ci raccontano è mediato attraverso altri occhi, altre sensazioni. Eppure questo non ci impedisce di accettare delle visioni riflesse come reali, di fare nostri altri occhi e altri sentimenti, quelli della persona amata o di qualche importante e profonda amicizia. Per quale motivo allora non diffidiamo di questo? Cosa ci porta ad accogliere come nostri i modi di vedere  di qualcun altro?

Credo che la risposta sia da ricercare nella nostro essere incompleti, nella nostra ricerca costante di un qualche consenso che dia senso al nostro essere, al nostro esistere. Non parlo di consensi nelle idee ma di qualcosa che arrivi a farci capire il senso profondo di "io esisto" in quanto riconosciuto come altro e unico. I riflessi non sono più quindi delle semplici immagini di ritorno ma specchi esistenziali che ritornano sì l'immagine di noi ma attraverso la visione di un altro. Gli occhi specchio dell'anima, si dice di solito: mi piace pensarli più come finestra sull'anima: se fossero specchi da qualche parte dovrebbero riflettere e dal di fuori vedrei me stesso negli occhi di un altro, mentre dal di dentro l'anima si rifletterebbe su se stessa. Pensieri come riflesso dell'esistenza, della mia esistenza in base all'assioma cartesiano del "cogito ergo sum", ma anche riflesso dell'esistenza dell'altro nel momento in cui lo riconosco come altro da me e soprattutto unico.

E quando incontri un altro sguardo, un altro pensiero che ti fanno vibrare dentro, quello è il momento nel quale il riflesso inizia a farsi più chiaro, dove cominci a sentire legame, appartenenza: la mancanza diventa sensazione di vuoto di non completezza, la presenza diventa invece pienezza, scombussolando di gioia tutto il tuo essere quando questa presenza magari si manifesta improvvisa, inaspettata.

Ecco perché le foto di Camilla sui riflessi mi hanno colpito, perché in fondo siamo e sono alla ricerca di riflessi, di ritorni di immagini che ci diano altre prospettive di noi e di quanto ci circonda, modi di vedere che completino il nostro. Siamo unici ma ci cerchiamo l'un l'altro. Oggi, domani e sempre, per sempre.

venerdì 11 giugno 2010

Da Lontano

Sono partito da lontano
da dove non vedevo nulla
per arrivare più vicino
e accorgermi che ancora non era abbastanza
e più, e più mi avvicino
più sento lontananza.

Perché ho solo questi due occhi
e chi mi potrebbe essere d'aiuto
non sa ancora distinguere
se è più vero ciò che vedo
di quello che dovrei, in fondo all'anima,
trovare e che mai chiedo.

Ma la voglia di essere più vero
non mi abbandona ancora
e mi sorrido dentro,
là dove ancora mi nascondo
e vado a cercarmi, né lontano, né vicino,
ma ogni volta un po' più a fondo.

domenica 6 giugno 2010

Parole

Non sono molto abituato ad essere un animale sociale e molto spesso mi trovo in difficoltà nei discorsi diretti. O per lo meno fino ad ora mi sono trovato in difficoltà, soprattutto quando si parla di sentimenti. Finora ho trovato interlocutori troppo "aggressivi", magari senza colpa, ma ho fatto troppe esperienze nelle quali la mia interlocutrice si poneva nel discorso con dei modi che alla fine mi facevano sentire quasi "inutile" per quello che dicevo o per le idee che esprimevo.

Mi piace scrivere, quello sì, perché ho più tempo per pensare a quello che devo dire. Mi piacciono le parole, l'italiano è così ricco di termini, che a volte possono essere anche fraintesi e su questi ci si può giocare. Si vuole dire qualcosa e le parole usate possono essere interpretate in tutt'altro modo. L'arte del doppio senso, del calembour linguistico, che suscita ilarità e perplessità. Non in certi momenti però, divertirsi ok, ma solo quando si può.

Parole. Nero su bianco per descrivere pensieri dalle mille sfumature. Parole recitate, proclamate, lette, sussurrate, rigate da mille lacrime che non riescono a scolorirle, perché dalla loro pur labile inconsistenza sono nati pensieri che hanno la solidità del granito, che hanno animato le azioni di generazioni. Sono nati poemi che hanno stregato cuori, canzoni che hanno fatto cantare tutti e che probabilmente rimarranno patrimonio eterno per chiunque.

Alcuni segni vergati su un foglio, una poesia che scrive le emozioni direttamente nell'anima di chi la legge. E' questa la potenza segreta delle parole. Le parole creano. Tutto il creato è nato da parole. Nel nostro piccolo siamo tutti artisti quando le nostre parole creano pensieri, concetti, convinzioni. E chi non si accontenta delle parole va oltre e, giocandoci un po' sopra, inventa nuovi modi di esprimersi che travalicano la semantica stessa. E' il caso dei giullari di un tempo, degli attori girovaghi che usavano la tecnica del "grammelot" per inventare linguaggi improbabili dove le parole non avevano diretto significato, ma attraverso suoni onomatopeici, parole prese da varie lingue, mimica e gesti, riuscivano comunque a trasmettere il loro messaggio, oltrepassando a volte i limiti linguistici. Cito Charlie Chaplin che nel "Grande Dittatore" ha fatto fare al personaggio di Adenoid Hynkel un favoloso discorso in "finto tedesco". Il nostro Dario Fo che del "grammelot" fa mirabile uso nell'opera "Mistero Buffo". Fosco Maraini che con il suo libro "La Gnosi delle fanfole" ci dà un saggio di poesia metasemantica.

C'è questo desiderio profondo di creare parole, scritte o meno poco importa, un continuo rincorrersi di pensieri piccoli e grandi che dicono cose piccole e grandi su di noi, sempre. Parole taglienti, pericolose, dolci, amare, tutte per comunicarci verso l'ignoto della comprensione altrui. Per trovare altre parole che le completino, eterei amanti che solo uniti diventano forza l'uno dell'altro.

giovedì 3 giugno 2010

Nuvole

In questi giorni sto fotografando le nuvole. Quasi mi scoccia vedere il cielo azzurro limpido e terso. Non so, mi ha preso questa cosa, forse perchè anche loro sono in continuo mutamento e in ogni momento sono diverse da com'erano un istante prima. Vorrei fissare tutte le loro forme, così uniche e irripetibili. L'altro giorno stavo arrivando a casa e guardando verso il cielo noto un possibile buon soggetto. Non ero in posizione ottimale, troppi palazzi e lampioni. Ok, tempo di salire a casa e dalla terrazza al quarto piano prendo tutto senza impedimenti. Quattro piani e non c'era più nulla, solo cielo terso e limpido.
Quanto è giusta e quando è giusta la filosofia del "cogli l'attimo"? Prendiamo subito quello c'è o magari se aspettiamo c'è qualcosa di meglio? L'indecisione ci tenta.

Oggi osservavo una persona, stavamo bevendo il caffè, chiacchierando di ricordi di scuola e vedevo i cambiamenti di espressione man mano che ricordava alcuni episodi del passato. Attimi di mutamento delle espressioni che andrebbero fissati tutti, perché in ognuna di quelle espressioni c'era una parte della storia che mi stava raccontando, che non può essere completa se una parte viene dimenticata.

Che forma hanno una storia, un racconto, un ricordo? Tante forme e nessuna in particolare. Sono l'insieme di quello che abbiamo sentito, osservato, capito, fatto nostro, sapendo che corriamo continuamente il rischio di lasciarci sfuggire qualcosa e non sapremo mai se quello che ci siamo persi era importante oppure no. D'altra parte non possiamo nemmeno pensare di poter cogliere tutto, saremmo troppo attenti ai particolari e allo stesso tempo troppo distratti dal senso, dal significato di quello che ci viene detto. Il compromesso sta nel sentimento e nelle emozioni che fanno da collante a questa sequenza di fotogrammi che colgono una parte della storia, che ne riempiono gli spazi vuoti dove i nostri sensi non sono arrivati: dove non arrivano la ragione e la razionalità arriva il cuore, che ci permette di capire quello che non viene detto o in qualche modo mostrato, che ci fa sentire più nostre le lacrime che altrimenti rimarrebbero solo delle scie umide sulle guance di un'altra persona, o la gioia profonda di un sorriso che non è solo esercizio dei muscoli del volto.

Così sono le nuvole. Ne osserviamo le forme in vari momenti, non in tutti. Lasciamo loro un po' del mistero di quello che sono state nel frattempo, nell'attesa di scoprirlo magari più in là. Altri attimi dove avremo l'occasione di fare nostra ancora un po' della loro bellezza.

giovedì 27 maggio 2010

Pagine silenziose

Adoro le librerie, soprattutto quelle dove ci si può sedere e osservare i movimenti delle persone tra gli scaffali, in cerca di sapere, divertimento, emozioni. Pagine che vengono sfogliate di sfuggita, parole lette rapidamente che emergono all'improvviso come i raggi del sole attraverso le nuvole e altrettanto rapidamente scompaiono. Libri ordinati sugli scaffali o esposti in pile che attendono di essere presi in considerazione: è come una metafora di quello che ci circonda, i libri come le persone che scorrono attorno alla nostra vita, che racchiudono in sé qualcosa da dirci, che sia semplice, banale, profondo, triste, gioioso lo possiamo scoprire solo fermandoci a leggerli. Qualcuno non incontrerà i nostri gusti e probabilmente tornerà nel mucchio, ma qualcuno ci prenderà un pezzetto di cuore e lo farà vibrare in modo speciale, unico.

Adoro le Librerie, luogo di incontro tra ignoti silenzi. Libri che parlano senza voce a persone che ascoltano con lo sguardo. Libri che portano nelle nostre vite pagine silenziose piene di pensieri che vengono da lontano, storie che non esistono ma che diventano parte della nostra storia e noi parte di esse.

Adoro le librerie, mi rilassano, sono il mio momento magico quando i troppi pensieri cominciano a pesare. C'è il terapeutico profumo della carta stampata, c'è la consapevolezza di essere di fronte ad una parte delle memorie di molti, delle loro emozioni, delle loro storie. Ogni volta mi prende il desiderio di leggere tutti quei libri, come se dovessi dare ad ogni autore l'occasione, la possibilità di potersi raccontare. Impresa improba, sarebbe bellissimo ma... dobbiamo fare delle scelte, dare più fiducia ad alcuni piuttosto che ad altri, sbagliando a volte, pazienza. Altre volte scoprendo piccoli tesori nei modi più impensati, magari una occasionale, fortuita conoscenza in rete che ci mette in contatto con un piccolo mondo di grandissime emozioni. Dovendo però proprio scegliere, più che un classico preferisco uno di quei libri che si fanno conoscere attraverso il passaparola, perché a sostenerlo c'è l'esperienza dei lettori più che l'esperienza di chi per lavoro ne scrive la recensione: è un po' come la differenza che ci può essere nello scegliere se conoscere l'amico dell'amico o un vip attraverso qualche conoscenza particolare. Io, almeno in questo momento, troverei molto più interessante l'amico dell'amico. Questione di fiducia.

L'ultimo libro che ho acquistato è stato come un appuntamento al buio, sulla fiducia. Mai fiducia fu meglio riposta.

Adoro le librerie.
Adoro i libri da sfogliare.
Adoro le pagine silenziose perché lasciano spazio a quello che c'è da raccontare.

lunedì 24 maggio 2010

Non ci fermiamo mai

Sono veloce.

Veloce come il mio tempo che è sempre un passo avanti a me. A volte mi rincorro da solo, un po’ affannato perché non riesco a prendermi. Abbiamo cominciato a correre cento anni fa e non ci siamo più fermati: maratoneti del domani.

Abbiamo attraversato un secolo sempre accelerando in barba a tutte le leggi della fisica, macinando idee, ideologie, guerre, notizie, informazioni, suoni, persone, volti, sempre alla ricerca di quello che veniva dopo, correndo tra due ali di grandi personaggi che ci vedevano passare e si vedevano lasciati indietro. Non ci siamo fermati mai. Mai.

Purtroppo non corriamo tutti alla stessa velocità e c’è sempre qualcuno che resta dietro, intrappolato nell’istante prima del nostro. E’ così poco quello che ci separa da chi ci sta intorno, eppure quel poco ce lo rende irraggiungibile; navighiamo su onde diverse che non si raggiungono mai: così vicini ma anche così lontani.

Allungo una mano, ma anche se riesco a toccarti, cosa mi resta di un contatto?

Allungo una mano, questa volta aperta, ma tu guardi solo una mano vuota.

Allora allungo due mani e con una ti porgo qualcosa di me, qualcosa di mio per te. E anche se sei lì, poco distante, ora hai qualcosa per ricordarmi, per cercarmi quando ne avrai voglia o bisogno. Ti ho dato una bussola che punta su di me, sempre.

E non mi interessa più correre, non voglio più solo osservare chi passa oltre. Mi fermo. Ti fermo. Ho bisogno di sentirti vicina, non più fugaci contatti. Voglio raccontarti di me, desidero racconti di te: il mio tempo nel tempo del tuo tempo. Perché non è giusto lasciare che tutto o quasi scivoli indietro, perché ogni istante, momento, respiro è qualcosa che non torna.

Il tempo scorre sempre nella stessa direzione, immutabile nel suo procedere attraverso le nostre vite. L’unico modo per seguirlo e mettersi fianco a fianco e procedere insieme, guardando nella stessa direzione, con i ricordi di ieri, i pensieri di oggi e i desideri di domani.

domenica 23 maggio 2010

Freddo

Freddo.
Più o meno metà gennaio 2010. Un freddo gennaio.
Bella da vedere la neve, ma muoversi per la città dopo una nevicata può diventare un problema. Per lo meno nei giorni scorsi c’era il sole. Oggi la pioggia è tornata a farci visita. Pare voglia portarsi via gli ultimi residui di neve che, abbarbicata alla sua gelida esistenza, sta resistendo qua e là imperterrita fin dalla nevicata di Capodanno.

Freddo.
Devo uscire, non mi piace ma devo farlo. Ho già abbastanza freddo dentro, sentirne anche fuori non è quello che desidero di più. Sul marciapiede si affrettano e si incrociano rari passanti, imbacuccati nei loro cappotti, riparati sotto ad ombrelli che oltre a fare da schermo alla pioggia un po’ tolgono la visuale rispetto a chi sopraggiunge dalla direzione opposta: frettolosi, infreddoliti, solitari passanti. Le automobili sono invece più numerose, nel loro costante transito: ormai è buio e si notano soprattutto i fari accesi, occhi che scrutano le ombre del crepuscolo. Rumori di motori nel buio.

In certi momenti si desidera più di ogni altra cosa un abbraccio.
Calore.
Appartenenza.
Mi piacerebbe fermarmi e abbracciare il primo che passa. Chissà cosa direbbe. Lo farei proprio volentieri. Oggi per me il contatto fisico ha assunto un significato importante: tenere qualcuno per mano, anche per ore senza mai stancarsi. Due mani che si intrecciano l'una nell'altra, che si scambiano calore, sensazioni. Due corpi che si avvicinano con un abbraccio, sentire il respiro vitale dell'altro che spinge contro il mio petto. Sarebbe bello adottare anche da noi la giornata dedicata agli abbracci: perfetti sconosciuti che si incontrano per strada e  scambiano un po' di sé stessi, della propria intimità. Io per troppo tempo ho sbagliato a non scambiare me stesso, purtroppo sbagliavo senza saperlo, ma sbagliavo. Mai dare nulla per scontato in amore: non vuol dire che va sempre tutto bene solo perché si sta insieme a qualcuno. Lo scambio arricchisce. Qualcosa di mio diventa tuo e viceversa. Non era facile per me però, non ero mai stato abituato a questo e le conseguenze sono state di quelle che gelano l'anima.

Un po' di pioggia anche per me allora, che lavi via la neve in superficie e un po' di calore che sciolga la crosta di ghiaccio dal di dentro. La pioggia intanto c'è. E' fredda. Inzuppa i miei pensieri lasciandoli grondanti e pesanti come dei panni da lavare.

Sotto la pioggia di queste fredde giornate invernali tutto si intristisce, però allo stesso tempo mi fa pensare al calduccio di casa, con plaid, tazzone di tè caldo e qualcosa da leggere: “mens sana in corpore caldo“… perdonate la licenza, ma con i piedi gelati un buon libro non lo si gusta proprio.
Nemmeno i sentimenti si apprezzano molto con un cuore gelato.
A volte fa più freddo di quello che ci aspettiamo.

sabato 15 maggio 2010

Questione di equilibrio

Sto passando un periodo incasinato, vorrei equilibrio ma non lo trovo. Mi ero sposato con l’idea di invecchiare al fianco di mia moglie e invece da quattro anni vivo da solo e sto aspettando il prossimo 23 giugno per l’udienza di separazione. Almeno i bimbi, tutto sommato, nel male l’hanno presa abbastanza bene. Ultimamente il lavoro non va bene, praticamente non c’è e in mezzo a tutto questo bisogna restare in equilibrio. Bastava una vita a triangolo equilatero, a parallelogramma, una qualsiasi figura piana regolare e il punto di equilibrio si trovava senza tanti problemi. Invece no. Mi trovo a cercare di stare in equilibrio su una cosa senza perimetro o forma. Pure un po’ sghemba.

L’equilibrio non è una condizione statica, altrimenti non dovrebbe essere mantenuto. Ci vuole proazione, ed è quella che mi frega: fai una cosa in un senso e ti sbilanci, la fai da un’altra parte e ti sbilanci: datemi un po’ di tempo per trovare equilibrio e il resto per meravigliarmi del mondo che mi circonda. Ma i miei occhi sono fuori allenamento. Non perché dopo una vita passata davanti agli schermi dei computer un po’ ne risentono, parlo di allenamento nell’osservare le cose. Vorrei avere la prontezza e la profondità di osservazione di Vale, per capire soprattutto se qualcosa che ho visto di recente va oltre la normale, superficiale osservazione, oppure no; perché se mi sono sbagliato vabbè, morta lì, altrimenti non ci sto facendo una gran bella figura. Mannaggia. Un altro scossone all’equilibrio di questa cosa che ci scorre tra le dita come una corda: la puoi guidare ma se la stringi troppo ti sega le mani.

Einstein diceva che Dio non gioca a dadi, non fa le cose a caso. Mi fido, ma non perché l’ha detto Einstein. Questa vita me l’ha data Dio e l’ha fatta proprio per me, un piccolo tassello negli equilibri dell’universo, della vita e di tutto il resto. Ho visto Dio almeno tre volte, negli occhi di tre creature appena uscite dal grembo della loro madre. Mi ha guardato dal suo infinito dritto nell’anima, attraverso degli esserini così piccoli, ma per loro natura già parte di un mistero grandissimo.

In questi ultimi mesi ho visto occhi che mi hanno portato via l’anima. Per un attimo. Poi me l’hanno ridata e non ho ancora capito se c’è tutta, o un po’ di meno. Forse di più. Lo spero proprio, ne ho tanto bisogno. E comunque un po’ di meno o un po’ di più alla fine portano alla stessa conseguenza: cambia la mia consistenza, si sposta il baricentro e tutto torna ad essere ancora una volta una questione di equilibrio.

lunedì 10 maggio 2010

Togliete l'audio

E’ da diversi anni che sto cercando di cambiare prospettive, modo di vedere le cose. Ho iniziato dal di dentro mettendo in luce territori a me sconosciuti, luoghi di me che non avrei pensato mi potessero appartenere e altri luoghi che preferirei non mi appartenessero, ma tant’è che stanno lì e l’unica cosa da fare è imparare a conviverci. Ma non è facile guardare, soprattutto nel modo giusto, sempre ammesso che ci sia.

Osservare le persone mi ha sempre affascinato, visto che sono uno che non parla molto, ma nel silenzio osservo. Mi piaceva (piace) cercare di capire il carattere delle persone, almeno una parte, osservandone le azioni, come si muovono, come gesticolano, come usano gli oggetti. Questo mi ha reso insopportabili alcune signore che si incontrano al supermercato, quelle che “gettano” i soldi sul bancone con fare disgustato, con quella mezza smorfia sulla bocca, che rovistano all’interno di un minuscolo portamonete nel quale oltre alle monetine ci sono di solito un po’ di banconote piegate alla meno peggio. Con quanto disprezzano buttano monete e banconote sul bancone come se dicessero alla cassiera: “Tiè! contateli tu i soldi”. Io che cerco invece di mettere sempre tutti i soldi in ordine di taglio, ben distesi, in modo che la cassiera possa verificarli senza troppa fatica.

Troppo buono. No. Troppo maleducate loro.

E questo osservare si perde. Siamo troppo distratti dal rumore che ci circonda, dalle parole, dalle troppe parole e i pochi significati.

Togliete l’audio, per favore.

In questi giorni una carissima conoscente, amica, mi stava suggerendo di provare a guardare una intervista in televisione togliendo l’audio, per osservare meglio l’intervistato e di rivederla poi con il sonoro, confrontando le due versioni e mettendo a confronto il significato di quanto detto con quello espresso dal corpo e dalle espressioni. Facile, se avessi solo un decimo della sua abilità a leggere il linguaggio del corpo: io mi sto applicando, comunque. Con pazienza e precisione mi sta insegnando a leggere il movimento di una mano, lo sguardo, il sorriso; un universo di informazioni che dicono tanto nel silenzio.

Dovremmo vivere in un mondo senza audio per un po’, chissà quanto di quello che ci circonda perderebbe improvvisamente di significato: oggi penso di aver capito perché nei grandi magazzini c’è sempre la musica, a volte anche un po’ troppo alta. Immaginate di osservare file di scaffali di oggetti inanimati nel silenzio più assoluto. Un po’ angosciante vero? Siamo esseri sociali, eppure se ci fate caso praticamente in tutti i luoghi di socializzazione c’è sempre rumore, musica o rumore e per comunicare siamo costretti a gridare, a distorcere tutti i segnali che il nostro corpo invierebbe in una situzione normale (non rumorosa) di dialogo. E non riusciamo più a capire, nemmeno a sentire quello che diciamo o che ci viene detto e non intendo solo il sentire acustico.

Mi ci vorrebbe molta più quiete, anche dentro di me, il rumore, di qualunque natura sia, mi distrae e non riesco ad osservare bene.

Togliete l’audio, per favore, almeno per un po’.

venerdì 7 maggio 2010

Mi piace

Mi piace guardarti,
perché non ti vedo mai abbastanza
Mi piace quando ridi,
perché la tristezza si chiama lontananza
Mi piace saperti sola,
perché penso che pensi a chi ti manca
Mi piace quando pensi,
perché a volte il parlare troppo stanca
Mi piace quando ami,
perché senza amore non resisti
Mi piace quando sei amica,
perché ogni sentimento dice che tu esisti
Mi piace quando sei seria,
perché anche senza sorriso sei sempre bella
Mi piace saperti felice,
perché il tuo cuore è riuscito a toccare una stella

martedì 4 maggio 2010

Cosa resta dei sogni?

Ditemi chi avete incrociato oggi quando siete usciti? o sull’autobus? e la signora che ha attraversato la strada davanti alla vostra macchina, avete presente?
Quante volte non abbiamo visto qualcuno? quante volte ci siamo persi l’occasione di conoscere una persona speciale?
Era il 25 gennaio quando ho visto due donne teneramente abbracciate l’una all’altra scambiarsi emozioni. Si tenevano per mano, si guardavano trovandosi l’una negli occhi dell’altra, si baciavano trovandosi l’una nel respiro dell’altra, sfidando tutto e andando oltre le apparenze. Poi una delle due si è allontanata, sorridendo, con lo sguardo che diceva “ci sono, non preoccuparti”, senza mai voltarsi perché i loro occhi potessero continuare a vedersi, perché i loro sguardi potessero dirsi quello che le parole non potevano o non riuscivano a dire. Anche se in quel momento si stavano separando loro si erano trovate, per una incredibile serie di non so quali coincidenze le loro vite si erano incrociate dando loro l’occasione di guardarsi: potevano rimanere ignote passanti l’una nella vita dell’altra ma al momento giusto hanno rivolto lo sguardo fuori dalla propria anima.
Con la stessa probabilità che due comete possano scontrarsi nell’infinito dell’universo, i loro mondi sono entrati in collisione in mezzo all’infinito della stupidità umana e un’onda lunga di emozioni, inarrestabile come uno tsunami si è allargata intorno a loro travolgendo, nel bene e nel male, tutti quelli che hanno avuto l’occasione, ma direi più il privilegio, di conoscerle.
Conoscere.
Non è solo sapere un nome o ricordare un volto, è qualcosa che per le persone deve scendere più nel profondo, è anche familiarità non occasionalità. Jung diceva: “La conoscenza si basa non solo sulla verità ma anche sull’errore”, e quanto facile è commettere degli errori nel rapportarci con gli altri se non c’è sufficiente vicinanza per arrivare a percepire a 360 gradi chi ci sta di fronte?
Purtroppo chi si ferma alla superficie non può vedere in modo obbiettivo e solo chi scende in profondità può capire con il cuore. Pillola rossa o pillola blu, come in Matrix: dipende dove si vuole arrivare o dove non si vuole arrivare.
Due donne hanno deciso di conoscersi, nella verità, negli errori, nelle incomprensioni e nei chiarimenti, anzi hanno deciso di andare oltre, di spingersi più in là degli stereotipi, facendosi tanti nemici, sia tra chi le ha sempre contestate, ma anche tra coloro che, in teoria, dovrebbero stare dalla loro parte, perché non tutti hanno capito, non tutti hanno “osservato” in silenzio, molti hanno solo “visto” in mezzo a tanto clamore. E così in mezzo a questo clamore, che notoriamente fa molto più rumore del rispettoso silenzio, due donne hanno giustamente deciso di viversi a modo loro, in un modo che non ci è dato di sapere, ma chi ha imparato e saputo osservare ora ha gli strumenti per conoscere e capire; per tutti gli altri i sogni rimarranno eterei, sbiaditi e inconsistenti frammenti di memoria.

lunedì 3 maggio 2010

Occhi Miei

Quando si guarda ma non si vede o per paura si preferisce non vedere…

~ OCCHI MIEI ~

Abbiamo occhi che vedono quello che vogliamo,
ma a volte è difficile vedere
quando abbiamo paura di ciò che guardiamo.
Questi occhi miei osservano da sempre
e spesso mi domando cosa vedo,
perché poche volte ho capito veramente.

E’ l’equilibrio che protegge il cuore
quello che a volte ci fa distogliere lo sguardo,
quello che poi ci fa pentire di non aver visto,
perché a volte anche il dolore serve
e ogni sofferenza dà spazio ad altro bene,
ogni cicatrice diventa un piccolo traguardo.

Però solo di fronte ad un altro sguardo
possiam vedere dove finisce
l’infinito senso di noi.
E in altri occhi che dicono: “ci sono anche io”,
i nostri divisi infiniti
si uniscono in un singolo noi.

mercoledì 28 aprile 2010

Andando a Venezia

27 aprile 2010, sto andando a Venezia.
Il cielo sopra di me sta facendo un girotondo grigio attorno al sole che appare e scompare a intermittenza ma resiste. Dal ponte la vedo arrivare, questa città sospesa tra acqua e cielo, un tempo incontro di culture, oggi cultura di sè stessa che continua ad attirare tutto il mondo.

Sono venuto a Venezia un sacco di volte, ci abito vicino, per me è normale: gli anni dell’università, le passeggiate domenicali con gli amici, il gelato da mangiare in compagnia alle “zattere”, il lavoro. Tanti motivi diversi mi hanno portato qui e oggi ne aggiungo uno nuovo. L’appuntamento, che si rivelerà stranamente rapido, è con il tribunale: devono solo comunicarmi il giorno in cui si terrà l’udienza per la separazione.

Ho una teoria personale riguardo al muoversi dentro a Venezia: se non sai dove andare segui il flusso principale delle persone, prima o poi visiterai tutti i luoghi principali. Rialto è uno di questi, lì devo arrivare, ma oggi sembra che tutte le persone si muovano in direzione opposta alla mia.
Così mi fermo e chiudo gli occhi e ascolto il rumore delle scarpe dei passanti sulle pietre delle calli, quello scalpiccio così particolare che si sente solo qui. Eccolo, è sempre lui, in un certo senso è rassicurante, una sorta di identità mai perduta e quando riapro gli occhi ritrovo anche persone che vanno nella mia stessa direzione, sicuramente per altri motivi, diventando però involontari compagni di percorso, ignoti passeggeri che nei lunghi viaggi ogni tanto ci fanno distogliere lo sguardo dal finestrino quando tutto scorre troppo velocemente per essere fissato nella memoria.

Tutto si svolge rapidamente, in un innaturale silenzio ovattato dalla presenza di armadi pieni di carte di un piccolo ufficio. L’impiegata davanti al computer sussurra un “23 giugno, ore 12.00“… 23 giugno…. Il giorno in cui io e la ragazza che poi sarebbe diventata mia moglie ci siamo messi insieme.

Un cerchio si chiude. Altro si apre.

sabato 24 aprile 2010

Essenza

Grazie a Valentina e ai Custodi del Sogno per avermi fatto conoscere queste bellissime parole di Carlos Drummond de Andrade

Quando incontri qualcuno e questo qualcuno fa fermare il tuo cuore per alcuni secondi, fai attenzione: Può essere la persona più importante della tua vita.

Se gli occhi si incrociano e in quel momento c’è la stessa luce intensa tra loro, stai in allerta:può essere la persona che stai aspettando dal giorno in cui sei nato.

Se il tocco delle labbra è stato intenso,se il bacio è stato appassionante e gli occhi si sono riempiti d’acqua in quel momento, rifletti:c’è qualcosa di magico tra voi.

Se il primo e l’ultimo pensiero del giorno è per quella persona, se il desiderio di stare insieme arriva a stringerti il cuore, ringrazia: Dio ti ha mandato un dono divino: l’amore.

Se un giorno doveste chiedere perdono l’uno all’altro per qualche motivo e in cambio ricevere un abbraccio, un sorriso, una carezza sui capelli e i gesti varranno più di mille parole, arrenditi: voi siete fatti l’uno per l’altro.

Se per qualche motivo fossi triste, se la vita ti avesse inflitto un colpo e l’altra persona soffrisse il tuo dolore, piangesse le tue lacrime e le asciugasse con affetto, che cosa meravigliosa: tu potrai contare su di lei in qualsiasi momento della tua vita.

Se riesci col pensiero a sentire l’odore della persona come se lei si trovasse lì al tuo fianco, se la trovi meravigliosamente bella,anche quando indossa un vecchio pigiama, ciabatte infradito e ha i capelli arruffati…

Se non riesci a lavorare per tutto il giorno, emozionato per l’appuntamento che avete quella sera… se non riesci a immaginare, in nessun modo,un futuro senza quella persona al tuo fianco.

Se hai la certezza che la vedrai invecchiare e, anche così, sei convinto che continuerai ad essere pazzo di lei, se preferiresti morire prima di vedere l’altra andarsene: è l’amore che è entrato nella tua vita. È un dono.

Molte persone si innamorano molte volte nella vita, ma poche amano o trovano un amore vero.
O a volte lo incontrano e non prestando attenzione a questi segnali, lo lasciano passare, senza lasciarlo accadere veramente.

È il libero arbitrio.

Per questo presta attenzione ai segnali, non lasciare che le follie del quotidiano ti rendano cieco alla miglior cosa della vita: l’amore.

(Carlos Drummond de Andrade)

venerdì 23 aprile 2010

Da leggere...

Ho conosciuto Anna da poco, una conoscenza online, ma non una delle tante, sarebbe troppo riduttivo, e quando mi ha detto di aver scritto questo libro l’istinto mi ha detto “leggilo”. Così ho fatto e poi l’ho riletto, riletto, riletto e riletto, trovando ogni volta qualcosa di nuovo su di lei. E’ un libro che scende nell’anima, che ti stringe il cuore e ti riempie di gioia ed emozioni. Anna regala certe descrizioni che farebbero invidia ad un maestro dello Zen, tanto sono brevi quanto intense. Parlando recentemente con lei ho definito il suo libro “denso”, sono 70 pagine, ma c’è talmente tanta passione, verità, sincerità che riempiono il tempo come se fosse un’opera ben più lunga.
Una sequenza di racconti, brevi, a volte brevissimi, che prendono tutti origine da una canzone, creando una sorta di colonna sonora che accompagna la lettura: leggere questo libro che alterna racconti di lunghezza diversa è come ascoltare un cd con brani di lunghezza diversa, ma dove la quantità di quello che viene scritto non conta, è la qualità che lo rende speciale.
Pagina dopo pagina Anna si racconta, si scopre e ci fa capire la fatica di quello che sta facendo: mettere a nudo qualcosa di sè che però chiede di essere raccontata, perché altrimenti tenuta troppo dentro potrebbe fare molto più male. Un viaggio tra esperienze ed emozioni personali che coinvolge profondamente chi legge. Un libro da leggere con il cuore.

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giovedì 22 aprile 2010

The sky moves sideways

The sky moves sideways. Il cielo si muove di lato. Sono anni che ho in mente il titolo di questo album dei Porcupine Tree e sono anni che la cosa mi sfugge. Tutto mi sfugge. Di lato.

Abbiamo sempre guardato al cielo sopra di noi come qualcosa che c’è, esiste e basta. Le nuvole si muovono, gli uccelli, gli aerei.. ma il cielo? Qualcuno ha paura che il cielo gli cada sulla testa, ma sul fatto che si possa spostare di lato non credo ci abbiano pensato in molti.

Ho percorso poche strade, cercando di osservare i mutamenti del tempo, ma ho sempre avuto la sensazione che le cose importanti volessero evitarmi, scivolarmi di lato, sempre un passo più in là di dove mi trovavo, scale mobili che si muovono una a fianco all’altra ma in direzioni opposte: in certi momenti avrei dovuto avere la prontezza d’animo di saltare sull’altra scala, di percorrere un’altra strada.

Com’è un cielo che si muove di lato? Perché, cielo, vuoi imprigionare il mio sguardo in una illusione ottica che non riesco a razionalizzare? Riesco a pensare a tante cose in movimento, ma tu cielo non potresti restartene al tuo posto? O forse lo fai apposta, per provocarmi, per suggerirmi di guardare le cose in altro modo, di sentire quello che mi circonda, non con la testa ma con il cuore.
Emozioni, ecco, queste mancavano.
Avere gli occhi giusti per meravigliarsi del mondo.
Commuoversi perché delle note e delle parole fanno vibrare qualcosa nel mio profondo.
Cogliere un gesto, uno sguardo e capire che dicono di più di quello che sono.
Allora di fronte a occhi che parlano, a mani che sentono, a silenzi carichi di significato ci sta anche il cielo che si muove di lato, in una sinfonia sinestetica che dà una forma e un senso anche a ciò che normalmente non ne ha.

In questi ultimi mesi ho conosciuto delle persone fantastiche, perché hanno smosso qualcosa in quel profondo dove non arrivavo da un sacco di tempo: qualcosa ha ricominciato a suonare laggiù, a darmi sensazioni in parte dimenticate e molte nuove di zecca.
Ho visto nascere e crescere una amicizia assoluta e incondizionata tra due persone, una cosa meravigliosa che mi ha coinvolto moltissimo.
Ho conosciuto un’altra persona capace di leggere le persone come un libro aperto che mi ha trasmesso una grande voglia di imparare a fare altrettanto: capire con i sensi un linguaggio non completamente nuovo per me, ma dimenticato.
E allora, caro cielo, spostati pure di lato adesso, che se lasci scoperta una parte di infinito comincio ad avere occhi e cuore per capire.

mercoledì 14 aprile 2010

Sento

Periodo prolifico, denso di ispirazione. Questa mattina dalla tastiera del computer è uscita questa:

~ SENTO ~

La tua mano dipinge sulla trama dei miei sensi
con colori che solo i pensieri possono immaginare.
Le tue parole tingono di luce i miei silenzi,
e negli spazi ancora vuoti del mio cuore io sento.
Sento che sei, che vivi, che sogni,
che cerchi di me quello che ti manca,
sento che respiri nei miei vuoti d’aria,
sento di appartenere ad ogni tua memoria.


E ora ascolta la mia voce,
e ascolta ogni mio pensiero più profondo,
perché non sempre posso dire tutto,
e del tutto posso dire poco.
E quando tra di noi restano solo sguardi,
quando cerchiamo parole che non ci sono,
quando sembra che intorno a noi sia il niente,
io sento i nostri cuori un cuore solo.

lunedì 29 marzo 2010

Oltre

Non è stata scritta per una persona specifica, è comunque stata ispirata da una storia vera, bellissima che mi ha emozionato; ho cercato di creare una sintesi che la esprimesse e sono uscite queste righe…

~ OLTRE ~

E’ dal tuo sguardo che vedo ciò che non dici.
Sono i tuoi silenzi quelli urlano nel mio cuore.
Sono le tue lacrime quelle che bagnano lievi le mie guance.
Sono i tuoi abbracci quelli mi lasciano libera di correre
con te perché ti ho scelta come tu hai scelto me.

La pazienza sarà nostra sostanza,
pazienza di capire per accogliere,
di accogliere per essere più unite,
perché solo insieme a te posso essere tua forza,
perché solo la nostra forza ci farà andare
oltre.